Mondo

Slovenia, stretta sugli italiani "untori" ma i migranti passano indisturbati

Lubiana annuncia il rafforzamento dei controlli per scoraggiare i nosti escursionisti. Novelli (Fi): "Vicenda surreale, pensino ai migranti". Giacomelli (FdI): "Il governo non è in grado di gestire i rapporti con un Paese che ha meno abitanti della Sicilia"

Slovenia, stretta sugli italiani "untori" ma i migranti passano indisturbati

Se ne parla poco, eppure la rotta balcanica continua ad essere percorsa ogni giorno da migliaia di migranti. Un fiume umano che non conosce siccità, e arriva fino al confine orientale d'Italia, in Friuli-Venezia Giulia.

Si entra in Slovenia passando dalla Croazia, si attraversano i boschi e si procede in ordine sparso cercando di eludere i controlli della polizia di Lubiana. La settimana scorsa sono stati 72 gli ingressi irregolari dalla Slovenia, tra ieri e oggi 70. Il 12 maggio circa 140. Una volta scantonato, il gioco è fatto. Respingere gli stranieri al di là del confine avviando la cosiddetta "riammissione", per le nostre forze dell'ordine, è un'impresa ardua. Il risultato? Trieste si è trasformata nella Lampedusa del Nord.

È per questo che ha destato disorientamento e scalpore il giro di vite annunciato da Lubiana contro gli italiani che sconfinano, spesso inconsapevolmente, mentre sono passeggio o a caccia di funghi nei boschi del Carso. Il timore della autorità slovene è che i nostri escursionisti, considerati alla stregua di untori, possano traghettare il virus oltre confine.

"È una vicenda surreale - denuncia Roberto Novelli, deputato di Forza Italia - invece di pensare ad intercettare i migranti, si preoccupano di qualche escursionista". È l'ennesimo schiaffo, dopo la chiusura dei valichi secondari con grosse pietre e blocchi di cemento armato all'inizio della pandemia. "La Slovenia fa così perché abbiamo una politica estera debole, quando hanno chiuso i confini con i massi - ragiona Novelli - si sarebbe dovuta sollevare una vibrante protesta diplomatica, ma abbiamo un ministro degli Esteri che non ha la stoffa".

È dello stesso avviso anche Claudio Giacomelli, consigliere comunale triestino di Fratelli d'Italia. "Prima i massi per ostruire i valichi, adesso la caccia agli italiani che vanno a passeggio nei boschi, siamo all'assurdo, se mettessero lo stesso zelo per intercettare i migranti, Trieste non sarebbe al collasso", annota polemico. "Il nostro governo - attacca Giacomelli - batte i pugni con Merkel e Macron, ma non è in grado di gestire i rapporti internazionali con un Paese che ha meno abitanti della Sicilia".

A infuocare il dibattito c'è anche il caso di una coppia di italiani residenti in Slovenia che lo scorso 8 maggio sono stati protagonisti di una disavventura senza precedenti nella storia recente. Come racconta il Primorski Dnevnik, quotidiano della minoranza slovena in Friuli-Venezia Giulia, i due trentenni erano a passeggio nei boschi del comune sloveno di Hrpelje-Kozina, in Val Rosandra, quando "una persona in equipaggiamento militare" gli ha intimato l'alt. Dopodiché li avrebbe fatti inginocchiare, spianandogli il fucile contro.

Una vicenda che ha riportato le lancette degli orologi dei triestini indietro nel tempo. "Sono tornati i graniciari di titina memoria, e ci può scappare il morto". È l'alert lanciato da Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli istriani. "Questo episodio mi riporta alla mente il pericolo che si correva ad essere presi di mira dalle guardie confinarie slave che perlustravano notte e giorno la fascia boschiva lungo la frontiera con l'Italia nel periodo della Jugoslavia di Tito", annota l'esule. "E proprio la Val Rosandra, frequentata negli anni Settanta e Ottanta dai ragazzini che da Trieste venivano a farsi il bagno nel torrente o ad arrampicare, era una delle zone più pericolose, ci furono numerose uccisioni", spiega ancora Lacota.

"Sconfinare in quelle zone non è difficile, non ci sono punti di riferimento se non vecchi cippi che risalgono a tempi della Jugoslavia", ci racconta un escursionista. "È capitato in passato di essere fermati da poliziotti sloveni che ci hanno chiesto se avevamo visto dei clandestini, ma nulla di più", racconta preoccupato. "Sapere che è successa una cosa del genere a due passi dal centro di Trieste non ci fa stare tranquilli", conclude.

La notizia non ha lasciato indifferente neppure la Farnesina, che si è attivata tramite l'ambasciatore d'Italia a Lubiana per avere chiarimenti. "Abbiamo verificato tempi e luogo e possiamo assicurare che quel giorno nessun membro delle forze armate slovene era presente in quella località", è la replica del ministero della Difesa sloveno. E così prende piede l'ipotesi che si possa esser trattato di formazioni paramilitari. Una versione che, secondo alcuni, non solleva Lubiana dalle responsabilità.

"L'inerzia della polizia slovena lascia spazio a gruppi paramilitari, attivi nelle zone da mesi, che senza autorità e con metodi inaccettabili si arrogano il diritto di presidiare i territori", denuncia la deputata forzista Sandra Savino, annunciando di aver sollecitato gli europarlamentari di Forza Italia affinché presentino un'interrogazione.

Commenti