Elezioni USA 2020

Sondaggisti, stampa mainstream e Finanza: i falsi profeti della vittoria di Biden

L'ennesimo flop dei sondaggisti scatena forti dubbi sull'uso politico delle rilevazioni. Doccia fredda anche per i media, che hanno nascosto il vero volto dell'America, e per la Finanza che ha scommesso contro il tycoon

Sondaggisti, stampa mainstream e Finanza: i falsi profeti della vittoria di Biden

L'onda blu di Joe Biden non ha spazzato via il "grande pericolo per la democrazia mondiale". Donald Trump è ancora in partita. E potrebbe anche vincere. Mentre negli Stati Uniti continua lo spoglio dei voti, un dato appare certo a tutti: ancora una volta, esattamente come nel 2016, sondaggisti, stampa mainstream e Finanza escono con le ossa rotte. La loro campagna elettorale costante a favore del candidato democratico, la loro fastidiosa sicumera nel dare il tycoon per morto e sepolto, i loro spocchiosi anatemi sulla sovranità popolare a rischio sono venuti a cadere nel giro di una notte. La notte della verità. E questa verità resterà tale anche qualora alla Casa Bianca dovesse arrivare un nuovo presidente. L'America non ha voltato le spalle a The Donald. Il ritratto che emerge dalle elezioni è quello di un Paese spaccato in due.

L'ennesimo flop dei sondaggisti

Quella di Biden avrebbe dovuto essere una vittoria schiacciante. Non è stato così . Eppure, se ci fermiamo a guardare indietro, rivediamo chi dava Biden avanti di sette punti. Tutto già scritto. Il 6 ottobre, in un eccesso di euforia, la Cnn aveva addirittura riportato una rilevazione della Ssrs che vedeva il candidato dem 16 punti sopra il presidente. In pochi prendevano le distanze da questi sondaggi. Solo una ricerca condotta dagli esperti di Expert.ai, una società con uffici a Modena e a Rockville, nel Maryland, che sonda le emozioni espresse nei post sui social media per capire il sentiment degli elettori, si era scostata dalla "massa" ipotizzando uno scarto inferiore allo 0,5%. In pochi gli avevano creduto (ilGiornale.it), nonostante sia gli stessi che sempre nel 2016 avevano pronosticato la Brexit. Delle due una: o chi elabora i dati non è più in grado di intercettare il sentire del popolo americano oppure tutte quelle percentuali vengono usate ad hoc come arma politica. È, infatti, possibile che dopo lo strafalcione di quattro anni fa, quando portavano in trionfo Hillary Clinton, sia stato ripetuto lo stesso grossolano errore? Solo qualche ora prima dello spoglio, ponderando la media di altre rilevazioni, RealClearPolitics aveva messo le mani avanti ammettendo che strada facendo il vantaggio di Biden nei quattro stati chiave (Iowa, Georgia, North Carolina e Ohio) si era assottigliato, fino a sparire. Tuttavia, nella stessa rilevazione, aveva assegnato ancora ala candidato democratico un vantaggio di 7,2 punti percentuali a livello nazionale.

Sostenitori di Donald Trump

Doccia fredda per i media

Il giorno dopo ci siamo svegliati con un testa a testa. Si dovrà aspettare lo spoglio di tutte le schede, contea per contea, prima di arrivare a decretare il nuovo presidente degli Stati Uniti. E anche in quel caso non è detto che basterà agganciare la fatidica quota 270 per spegnere le polemiche. Trump ha già annunciato che si rivolgerà alla Corte Suprema. "Stanno cercando di rubarci le elezioni - ha denunciato su Twitter - non lo consentiremo". A infiammare il clima hanno contribuito certamente i sondaggisti, accaniti com'erano a demolire la popolarità del tycoon, ma anche la stampa mainstream ha sicuramente fatto la propria parte in questa violentissima campagna elettorale. Il to early to call, che rimbalzava nelle proiezioni di Ap, Cnn, Fox e New York Times, è stato una vera e propria doccia fredda per quei "tromboni" che hanno sempre dipinto gli americani come un popolo che aveva da tempo voltato le spalle a Trump. Nonostante i successi in politica estera (mai riconosciuti dai suoi detrattori), i media tradizionali hanno sempre fatto di tutto per dipingere il tycoon come un guerrafondaio. Eppure non ha mai mandato un solo soldato al fronte. E che dire dei ripetuti allarmi della democrazia in pericolo? In più di un'occasione è stato accusato di soffiare sul fuoco appoggiando i deliri di Qanon o le minacce di rivolta lanciate dall'estrema destra. Eppure a scendere in piazza ancor prima che iniziasse lo spoglio sono stati i manifestanti del Black Lives Matter in un sit in davanti alla Casa Bianca che non lascia presagire nulla di buono. Anche gli Antifa hanno già promesso proteste. Al fianco di tutti questi violenti si è sempre schierata la stampa mainstream che da un anno a questa parte sta usando l'emergenza coronavirus per screditare ulteriormente Trump. Anche qui delle due una: o chi racconta il Paese non è più in grado di capirlo oppure tutto quel fiume di inchiostro e parole è stato usato per modellare l'opinione pubblica a favore di Biden. È mai possibile infatti che, esattamente come con l'abbaglio di quattro anni fa, non siano stati in grado di capire quale piega stava prendendo il voto?

Sostenitori di Donald Trump

Lo schianto della Finanza

"Sapevamo che sarebbe stata lunga ma chi avrebbe mai detto che saremmo arrivati fino qui". Probabilmente lo stesso Biden doveva aver dato retta ai titoli trionfalistici che quotidianamente campeggiavano su i media statunitensi. Alla fine, però, anche lui si è dovuto arrendere all'evidenza. "Dobbiamo portare pazienza, dobbiamo contare tutte le schede", ha ammesso spegnendo gli entusiasmi dei suoi sostenitori che si aspettavano una passeggiata. Tra questi anche gli investitori di Wall Street. Le loro aspettative si sono infrante. Nei prossimi giorni si vedrà, ma nelle primissime battute gli indici statunitensi hanno aperto contrastati. Nei mesi scorsi, esattamente come la stragrande maggioranza dei giornalisti mainstream occidentali, la Finanza aveva infatti scommesso sulla vittoria netta di Biden e oggi ha dovuto ricredersi. Difficile comprendere la loro scelta visti le ottime performance degli ultimi quattro anni. Anche grazie alle politiche economiche della Casa Bianca, il Nasdaq ha toccato vette da record che nemmeno l'emergenza Covid è riuscita ad affondare del tutto. Ma è proprio nel settore tecnologico che troviamo i peggiori nemici del tycoon. Tra Mark Zuckerberg e l'uccellino di Twitter si è scatenata una gara a chi censurava maggiormente i post del presidente statunitense danneggiando sempre di più la libertà di parola e di pensiero. E pensare che una delle balle più grandi inventate dai media è che la fortuna di Trump si nasconda nella sua capacità di usare e di condizionare i social network. In realtà, al netto di una vittoria o di una sconfitta, intercettare il feeling degli americani resta la sua più grande capacità. Tanto che se Biden dovesse avere la meglio gli toccherà ringraziare tutti i poteri forti per averlo sostenuto e avergli preparato il terreno per la Casa Bianca.

Se invece a Trump riuscirà il bis, non potrà che complimentarsi con se stesso e ringraziare tutti quegli americani che non sono andati dietro alla narrazione mainstream che da quattro anni gli getta addosso solo fango.

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