Coronavirus

Quei test clinici sull'efficacia: ecco perché tutti vogliono Sputnik V

L'efficacia del vaccino russo arriva anche al 100% nelle forme più gravi del Covid: la tecnica è quella di adenovirus e si può conservare anche in frigo. La Germania vuole produrlo e molti Paesi, nel frattempo, si allontanano da AstraZeneca

Quei test clinici sull'efficacia: ecco perché tutti vogliono Sputnik V

Prima era considerato il brutto anatroccolo, adesso tutti lo cercano e tutti lo vogliono: il tanto criticato vaccino russo di Putin, Sputnik V, ha un'efficacia del 91,6% che arriva al 100% nelle forme gravi contro il maledetto Covid-19. Insomma, quasi infallibile.

Scetticismo iniziale

Eppure, era stato accolto con molto scetticismo dalla comunità internazionale quando ad agosto l'Istituto Nazionale russo Gamaleia lo aveva annunciato come il primo vaccino contro il Covid. A novembre, poi, i produttori di Sputnik avevano sostenuto che fosse efficace al 92% ma senza produrre numeri. Adesso, ecco in bella mostra l'analisi dei dati sui 20mila partecipanti ai trials di Fase 3 tra il 7 ed il 24 novembre pubblicati su The Lancet, tra le riviste di medicina più antiche, conosciute e prestigiose al mondo. "L'efficacia del vaccino osservata è del 91,8% nei partecipanti di età superiore ai 60 anni e del 91,6% in quelli sotto i 60. Non ci sono stati casi di Covid-19 moderato o grave confermati almeno 21 giorni dopo la dose 1; quindi, l'efficacia del vaccino contro COVID-19 moderato o grave è stata del 100%", viene riportato dai ricercatori.

Come funziona

A differenza di Pfizer e Moderna che utilizzano la nuova tecnologia ad Rna messaggero, quello russo è basato sugli adenovirus come già accade nei vaccini contro il comune raffreddore: il virus è manipolato in modo da essere inoffensivo per l'organismo ma causare ugualmente una risposta dei nostri anticorpi in grado di difenderci se dovessimo essere "attaccati" dal virus naturale. Anche in questo caso, però, si procede con due somministrazioni, la seconda a distanza di 21 giorni. Un piccolo passo indietro per spiegare, bene, cosa sono questi adenovirus: in pratica, si tratta di virus a DNA a doppio filamento senza involucro scoperti per la prima volta nel tessuto adenoide umano nel 1953. Dal momento che causano soltanto infezioni lievi negli esseri umani, i vaccini a base di adenovirus sono per lo più sicuri e hanno pochissimi effetti collaterali.

risposta immunitaria Sputnik
Risposta immunitaria umorale

Ecco tutti i vantaggi

Tra i fattori che rendono i vaccini a base di adenovirus più vantaggiosi, come viene riportato da news-medical, c'è anche una maggiore stabilità termica: a differenza di Pfizer/BioNTech e Moderna che si conservano a temperature molto basse, rispettivamente a -70 e -20 gradi centigradi, lo Sputnik V può mantenersi tra i 2 e gli 8 gradi, praticamente dentro un normale frigorifero domestico. Inoltre, gli adenovirus hanno la capacità di crescere fino a titoli elevati ed una facile applicazione attraverso le vie mucose sistemiche o respiratorie. Il vantaggio più, importante, però, è sicuramente la loro capacità di indurre risposte immunitarie forti e sostenute. "La sicurezza dei vaccini con vettore adenovirale è stata ampiamente studiata e nella pratica clinica vengono utilizzati farmaci terapeutici a base di vettore adenovirale - scrivono i ricercatori - È noto che gli antigeni adenovirali veicolati da vettore inducono l'immunità sia cellulare che umorale dopo una singola immunizzazione, consentendo il loro utilizzo come strumento di profilassi di emergenza in una pandemia". Viene poi sottolineato come, l'uso di due somministrazioni, "fornisce una risposta immunitaria durevole e duratura".

L'Europa ora vuole Sputnik

"Alla vaccinazione non è stato ritenuto associabile nessun evento avverso grave e la maggior parte dei problemi segnalati è stato lieve, sintomi simil-influenzali, un po' di dolenzia nel posto dell'iniezione e un po' di debolezza", scrivono i ricercatori. Insomma, questi risultati sono molto incoraggianti ed arrivano in un momento delicato sia per l'Italia che per l'Europa: il vaccino russo al momento è stato omologato in 16 Paesi (come ci siamo occupati su un approfondimento di InsideOver). Ora lo vuole anche la Merkel: come riporta l'Agi, la cancelliera tedesca ha parlato con il presidente russo Vladimir Putin e non è mistero che, la Germania, si fosse già offerta di assistere la Russia nel processo di candidatura all'agenzia europea del farmaco; in più, Berlino studia anche la possibilità di produrlo in Germania.

Al contrario, si allunga la lista dei Paesi che ritengono inadatto il vaccino AstraZeneca per gli over 65. Dopo l'Italia (che in realtà lo sconsiglia dopo i 55), anche le autorità sanitarie francesi hanno raccomandano di somministrarlo soltanto alle persone di età inferiore ai 65 anni.

E la Francia è solo l'ultimo dei diversi Paesi europei che, come Germania, Italia, Polonia e Svezia, hanno esortato a inoculare i sieri di Pfizer e Moderna agli anziani e riservare ai più giovani le dosi del vaccino AstraZeneca.

Commenti