65 foreign fighters passati dall'Italia

Combattono in Siria e in Iraq. Pochi, rispetto ad altre nazioni, ma un rischio per quando torneranno. Antiterrorismo: "Vigiliamo sulle carceri"

65 foreign fighters passati dall'Italia

Da circa cinquanta che erano, sono diventati 65. Tanti sono gli italiani o le persone che hanno avuto a che fare con il nostro Paese che hanno scelto di partire per andare a combattere in Siria e in Iraq. Sono i cosiddetti foreign fighters, che ingrossano le truppe di una legione straniera decisamente ampia e che comprende miliziani delle nazionalità più disparate, europei e non.

Se il grosso delle truppe del sedicente Stato islamico non è formato da europei, sono però molti quelli che hanno scelto di partire. Il numero degli italiani è esiguo, lo ha ricordato oggi l'Antiterrorismo, ma resta il problema del rientro, "perché i raid della coalizione e le crisi interne al movimento potrebbero accelerare il processo di ritorno".

Di segnali di irrequitezza tra i ranghi dell'Isis hanno scritto di recente Washington Post e Wall Street Journal. Secondo i quotidiani statunitensi starebbero nascendo tensioni soprattutto tra i combattenti locali e gli stranieri, a cui viene accordato un trattamento differente, non soltanto dal punto di vista economico, ma pure sotto l'aspetto delle mansioni. I foreign fighters, scriveva Liz Sly sul quotidiano di Washington, vivono meglio e nelle città, senza particolare interesse a raggiungere il fronte.

Il capo dell'Antiterrorismo italiano, Mario Papa, fa presente anche che "il vero luogo dove c'è un pericolo di radicalizzazione sono le carceri". Perché se è vero che "foreign fighters e lupi solitari si formano sul web", comunque "più del jihadismo da tastiera il pericolo di radicalizzazione arriva dalle carceri".

È tanto vero per gli "italiani", quanto in senso lato. Il nerbo del sedicente Stato islamico è uscito radicalizzato dalle prigionieri americane, a partire dal suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi, rinchiuso a Camp Bucca, in Iraq. Su questo comunque "stiamo facendo un ottimo lavoro con il Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria)", ha aggiunto Papa.

Rispetto agli ultimi dati, il numero degli "italiani" partiti per il jihad è salito di cinque persone. Numeri che restano davvero esigui, ricorda l'Antiterrorismo, di fronte "ai 1.500 della Francia, agli 800-1000 della Gran Bretagna, ai 650 della Germania, ai 400 dei Paesi bassi e ai 400 del Belgio".

L'Isis ha "la stessa filosofia della camorra - dice l'antiterrorismo -.

Dare aiuto ai familiari degli affiliati, un salario, una pensione, in modo da conquistare fette importanti della popolazione". Una tattica che non è una novità neppure tra i movimenti di stampo islamista. Da Hezbollah ad Hamas, sono in tanti a utilizzare il welfare come strumento di influenza.

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