Non si fermano i problemi in Etiopia. Il Paese africano è sempre più diviso al suo interno. Da un lato c'è il governo di Addis Abeba con la sua politica di centralizzazione del potere, controllo capillare del territorio e repressione delle voci d'opposizione, dall'altro lato ci sono i popoli Oromo e Amhara che invece manifestano, ormai da mesi, per difendere le proprie terre dall'espropriazione, per chiedere maggiori diritti e la scarcerazione dei prigionieri politici.
Insieme i due gruppi etnici formano il 60% della popolazione dell'Etiopia, e alle loro manifestazioni di protesta sino ad oggi, sono sempre corrisposti arresti sommari, attacchi da parte di polizia ed esercito e poi non vanno scordati anche episodi tragici e poco chiari come l'incendio, a inizio settembre, del carcere dove erano detenuti i leader della protesta Oromo, morti tutti tra i fumi e le fiamme.
Ora la repressione ha raggiunto un livello più alto e ha intaccato tutti i livelli della società, come dimostra la strage di civili che si è verificata domenica 2 ottobre a Bishoftu a 40 chilometri dalla capitale. Nella cittadina etiope si stava svolgendo il consueto raduno religioso per la festa dell'Irrecha e oltre 2 milioni di persone erano presenti. A un certo punto alcuni partecipanti hanno iniziato a scandire slogan anti governativi e hanno sventolato la bandiera del popolo Oromo e così immediata è arrivata la risposta della polizia e dell'esercito che hanno iniziato a sparare proiettili di gomma e gas lacrimogeni.
Il panico tra i presenti e i partecipanti hanno incominciato a correre in ogni dove. Molti di coloro che erano alla celebrazione religiosa sono quindi caduti e rimasti schiacciati dalla gente in fuga. A diffondere la notizia è stato Jawar Mohammed, direttore di Oromia Media Network che via twitter ha raccontato quanto avvenuto, postando anche dei video che mostrano elicotteri intenti a sganciare lacrimogeni sulla popolazione.
Stando a quanto riportato da alcuni testimoni i morti sarebbero oltre 175, altri sostengono che il bilancio sia più alto e siano più di 300.
Il governo etiope non ha dato delucidazioni in merito e si è limitato a comunicare quanto accaduto, confermando un numero imprecisato di morti e feriti e incolpando dell'accaduto ''alcune persone che volevano creare disordini e tumulti''.
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