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Susa, la rabbia di Afef: "Fermate i fanatici. Serve la pena di morte"

Il "volto" della Tunisia in Italia chiede di non confondere vittime e carnefici: "Lo ripeto, andate nel mio Paese. Non avrò mai paura"

Afef Jnifen al Festival del Cinema di Venezia nel 2009
Afef Jnifen al Festival del Cinema di Venezia nel 2009

Se si parla di Tunisia, il suo è forse uno dei volti più noti in Italia. Afef Jnifen, modella, presentatrice, ora impegnata nel sociale, ha le idee molto chiare su quanto è successo nel suo Paese venerdì e con il Corriere riflette su come dovremmo reagire.

"Ma certo che non ho paura! - dice, pure un po' scocciata -. Ero lì due giorni fa e continuo a dirlo: andate in Tunisia. So bene che questi terroristi sono tunisini: anche nella mia famiglia si racconta di quel figlio d'amici che è partito per la Siria, di quell'altro che sembrava tanto carino e invece...".

Un'opionione lucida, consapevole dei rischi che la Tunisia corre, ma pure convinta che abbandonare il Paese, che sta provando a far funzionare i meccanismi emersi dalla Primavera araba, forse l'unica di successo, non sia il modo migliore per reagire al terrorismo e alle minacce dell'Isis.

Lo dice pure lei. Il pericolo di una radicalizzazione esiste. Sono circa tremila i giovani che hanno lasciato la Tunisia per imbracciare un kalashnikov in Siria, accanto ai gruppi jihadisti impegnati su uno dei molti fronti aperti dalla lunga guerra civile in atto da anni. Ma l'opinione della Jnifen è che si rischi di confondere colpevoli e vittime.

"Quando mi dicono 'eh, però questi islamici...', ormai cambio discorso: che c'entra l'islam, con musulmani che ammazzano altri musulmani? Essebsi faccia leggi speciali, metta la pena di morte - aggiunge con rabbia evidente -.

Va benissimo: questi fanatici li devi togliere dalla faccia della terra".

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