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Svezia verso la stretta sull'immigrazione: addio alle politiche buoniste

La Svezia ridurrà la quota di rifugiati da 5.000 persone all'anno a sole 900, oltre a tagliare il budget degli aiuti internazionali. Nel patto di coalizione con i Democratici svedesi, c'è anche la lotta alla criminalità

Svezia verso la stretta sull'immigrazione: addio alle politiche buoniste

Tutto pronto, in Svezia, per la formazione del nuovo esecutivo di centrodestra che, per la prima volta, avrà il sostegno ufficiale dei Democratici svedesi. Il nuovo governo, che sarà costituito da Moderati, Cristiano Democratici e Liberali, prevede di tagliare le tasse, avviare il processo per la costruzione di nuove centrali nucleari, limitare i benefici, inasprire le regole sull'immigrazione e dare più poteri alla polizia. I Democratici svedesi saranno tecnicamente fuori dal governo che sarà presieduto da Ulf Kristersson, ma nella pratica godranno di un ampio potere e di una influenza rilevante, per via dei numeri in Parlamento su cui possono contare a seguito del boom alle ultime elezioni politiche. "I Moderati, i Cristiano Democratici e i Liberali costruiranno un esecutivo e coopereranno con i Democratici Svedesi in Parlamento", ha annunciato Ulf Kristersson. "Il cambiamento non è solo necessario, il cambiamento è anche possibile e noi quattro partiti insieme possiamo offrire quel cambiamento", ha detto ai giornalisti il futuro premier, 58 anni.

Addio alla politica "Open borders"

Innanzitutto, il nuovo governo svedese "3+1" inasprirà radicalmente le regole sull'immigrazione, dicendo addio alle politiche "Open borders" della sinistra. Secondo il programma di governo stipulato fra le forze politiche di centro e i Democratici svedesi, infatti, i richiedenti asilo potranno presentarsi e presentare una richiesta, ma rimanendo solo temporaneamente nel Paese. Le autorità regionali, riporta euronews citando i contenuti del patto della coalizione - siglato in un luogo simbolico come il castello di Tidö, a 140 km chilometri a ovest di Stoccolma - potranno lanciare delle campagne per incoraggiare i migranti a tornare a casa volontariamente.

Il nuovo governo vuole approvare il ricongiungimento familiare per i richiedenti asilo solo dopo due anni di residenza permanente, il che separerà le famiglie dei richiedenti asilo per un lungo periodo prima che possano essere di nuovo insieme. Chiunque voglia rimanere in Svezia più a lungo "deve assumersi la responsabilità di diventare parte della società svedese", il che significa, come minimo, imparare la lingua prima di poter ottenere la cittadinanza. A questo si aggiunge la proposta di sottoporre le persone al di fuori dell'Ue al test del Dna, con i profili genetici "memorizzati in registri ricercabili". Inoltre, la Svezia ridurrà la quota di rifugiati da 5.000 persone all'anno a sole 900 e taglierà il budget degli aiuti internazionali del Paese dall'1% del PIL allo 0,85%. Nel patto di coalizione, ampio spazio alla lotta alla criminalità che sta affliggendo le periferie delle città svedesi, a cominciare dalla multietnica Malmö: previste sanzioni più dure per i membri delle bande criminali, per chi commette stupri, mentre anche l'accattonaggio per strada sarà classificato come un reato. L'esecutivo vuole inoltre stanziare più soldi e dare più poteri alla polizia.

Anche la sinistra cambia idea sull'immigrazione

Fuori tempo massimo anche la sinistra - non solo svedese, ma scandinava - si è accorta del fallimento delle politiche buoniste sull'immigrazione e della fine dell'utopia del multiculturalismo. La Svezia, ha sottolineato lo scorso aprile l'ex premier social democratica Magdalena Andersson a seguito dei disordini scoppiati nella città di Malmö, non è riuscita a integrare il vasto numero di immigrati che ha accolto negli ultimi due decenni, portando alla creazione di "società parallele e violenza tra bande". La svolta della sinistra svedese è talmente significativa che la stessa Andersson, non più tardi di poche settimane fa, ha sottolineato che lo svedese dovrebbe essere parlato in tutte le aree del Paese. Caso isolato? No: negli ultimi anni, anche il governo danese di centro-sinistra ha imposto una linea dura nei confronti dei profughi, avanzando, ad esempio, una proposta di legge per obbligare una buona parte degli immigrati che ricevono sussidi statali a lavorare 37 ore a settimana per aver diritto al contributo.

L'unica che sembra vivere su Marte sembra essere la sinistra italiana, anziché imparare la lezione dai colleghi europei.

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