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Talebani: "Una donna non può fare il ministro, deve fare figli"

Uno dei portavoce talebani, Sayed Zekrullah Hashim, parlando con l'emittente Tele News getta la maschera sulle reali intenzioni degli studenti coranici sul futuro dell'Afghanistan

Talebani: "Una donna non può fare il ministro, deve fare figli"

Se c'è una cosa che i talebani hanno imparato bene è comunicare. Non passa giorno che non rilascino qualche dichiarazione, volta a rassicurare il mondo circa le loro "buone intenzioni", oppure a incutere timore nella popolazione, in larga parte già terrorizzata. L'ultima uscita pubblica è, manco a dirlo, sulle donne, vera e propria fissazione per gli ex studenti delle scuole coraniche trasformatisi in fondamentalisti islamici. Uno dei portavoce dei talebani, Sayed Zekrullah Hashim, ai microfoni dell'emittente Tolo News ha detto a chiare lettere che "una donna non può fare il ministro". E così ne ha spiegato il motivo: "È come se le mettessi sulle spalle qualcosa che non può sostenere. Non è necessario che le donne siano nel governo, loro devono fare figli". Ha aggiunto poi che le donne che protestano in piazza, per le vie di Kabul, "non rappresentano tutte le donne afghane".

Con tono sprezzante ha aggiunto che "le quattro donne che protestano nelle strade non rappresentano le donne dell'Afghanistan. Le donne dell'Afghanistan sono quelle che danno figli al popolo dell'Afghanistan, che li educano secondo i valori islamici". Il semplice concetto di lasciare libere le donne di decidere del loro destino (cosa fare o non fare, quale futuro sognare) ovviamente non gli passa nemmeno nell'anticamera del cervello. "Negli ultimi 20 anni, qualunque cosa abbia detto questo media - ha aggiunto Hashim rispondendo all'intervistatore - cosa hanno fatto gli Stati Uniti e il suo governo fantoccio in Afghanistan se non permettere la prostituzione negli uffici?".

Altri divieti: sport, giornali e radio

Appena arrivati a Kabul i talebani hanno distrutto gli strumenti musicali dell'unica orchestra femminile afghana e in alcune zone, ad esempio a Kandahar hanno vietato a radio e tv di trasmettere musica o semplicemente programmi con voci femminili. Secondo alcune testimonianze, inoltre, ad alcune giornaliste è stato vietato di entrare in redazione. Ad altre, invece, di fatto viene impedito di lavorare perché non possono spostarsi liberamente senza essere accompagnate. Discorso diverso per le università: sono state riaperte, ma con bizzarri escamotage per fare in modo che le classi restino separate. Alcune foto, diffuse sui social network, mostrano gli studenti maschi separati dalle femmine grazie a una tenda. Non sappiamo quanto durerà questa lieve separazione, fatta a favor di fotografi per mostrare al mondo una situazione "quasi normale". Di sicuro il ministro dell'Istruzione talebano, Abdul Baqi Haqqani, è stato perentorio: "Le donne continueranno a studiare in classi separate, come vuole la sharia".

Mano pesante contro i giornalisti

I talebani sono "sempre più violenti" nella loro repressione contro chi va in piazza a manifestare. Spesso vengono usati proiettili veri, manganelli e fruste. L'allarme viene lanciato a Ginevra dalla portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani: parla di almeno quattro persone rimaste uccise negli ultimi giorni durante le proteste. A queste si aggiungono diversi manifestanti picchiati selvaggiamente e arrestati.

Accanto alla violenza contro i manifestanti, aggiunge l'agenzia delle Nazioni Unite, si deve tristemente sommare l'uso della forza contro i giornalisti.

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