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Torna l'incubo Breivik: così perseguita i sopravvissuti della strage anche dal carcere

Dal carcere di Telemark in cui si trova detenuto, Anders Behring Breivik sta ancora perseguitando le sue vittime inviando delle lettere a sopravvissuti e familiari

Torna l'incubo Breivik: così perseguita i sopravvissuti della strage anche dal carcere

Sono passati diversi anni da quel terribile 22 luglio 2011, eppure Anders Behring Breivik, il terrorista norvegese di estrema destra che si rese responsabile degli attacchi di Oslo e dell'isola di Utøya (77 le vittime), continua a far parlare di sé ed a riscoprire ferite ancora aperte.

Dal carcere di Telemark (Skien) in cui si trova detenuto, infatti, il 42enne ridenominato "Mostro di Oslo", sta ancora perseguitando le sue vittime inviando loro delle lettere, come denunciato dalla leader del Comitato di supporto ai sopravvissuti Lisbeth Royneland, che ha perso la propria figlia proprio durante la strage terroristica. Il caso ha ovviamente provocato un forte dibattito a livello politico, con le famiglie delle vittime che chiedono a gran voce di fermare Breivik.

Secondo quanto dichiarato dalla Royneland e riportato dai quotidiani novergesi, Anders Behring Breivik ha inviato copie della medesima missiva scritta da lui a mano con lettere maiuscole ai sopravvissuti alla strage ed ai familiari delle vittime. Un atto definito dai destinatari delle terribili lettere come "inaccettabile".

Il racconto di Vereide

Il deputato Torbjorn Vereide, sopravvissuto all'attacco di Utøya (all'epoca aveva 22 anni), ha raccontato di aver trovato la lettera sulla scrivania del proprio ufficio allo Storting, il parlamento norvegese a Oslo. Dopo aver aperto la missiva senza neppure leggere il nome del mittente, per lui è stato come una doccia fredda. Quelle parole, spiega, gli hanno provocato "una stretta allo sromaco".

Otto pagine di propaganda del Movimento del Potere Bianco, riferisce Torbjorn Vereide, che ha capito chi fosse l'autore prima ancora di leggere la firma. "Mi sono seduto, poi ho girato la busta per vedere il nome", ha raccontato al giornale norvegese Firda, "c'è qualcosa di inimmaginabile quando qualcuno che ti ha puntato un fucile contro, che ha sparato e cercato di ucciderti, adesso ti spedisce una lettera".

La polemica

A ricevere quella non sono stati solo Lisbeth Royneland e Torbjorn Vereide, ma tutti coloro che hanno avuto a che fare col Mostro di Oslo. Prima una bomba in pieno centro ad Oslo, poi la strage sull'isola di Utoya con due fucili ed una pistola automatica. Per un simile gesto Anders Behring Breivik sta ora scontando 21 di reclusione, il massimo previsto dal codice penale norvegese. "Credo che voglia farci reagire, per attirare l'attenzione. Io la definisco una molestia, un'aggressione. Vuole farci sapere che è sempre vivo, presente. Vuole farci paura", è stato il commento di Lisbeth Royneland, riportato da Il Messaggero.

La richiesta dei coinvolti è quella di fermare Breivik. Ma qui si apre la polemica: secondo il direttore dell'Istituto norvegese per i diritti umani Vidar Stromme "è importante che si possa godere della libertà di espressione anche in carcere. Ma nelle carceri di massima sicurezza credo debba essere limitato se rappresenta una istigazione alla violenza o un pericolo per la sicurezza o l'incolumità di altri". Appare chiaro, in ogni caso, che Breivik non otterrà la libertà vigilata, della quale il tribunale dovrebbe discutere il prossimo mese di gennaio.

Il Mostro di Oslo non si è mai pentito.

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