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Trump adesso suona la carica: "Fermeremo Biden e socialisti"

Discorso-show di Trump al termine della convention repubblicana, pronunciato in video-collegamento dal grande prato della Casa Bianca

Trump adesso suona la carica: "Fermeremo Biden e socialisti"

Ieri sera, nella notte italiana, Donald Trump ha tenuto il suo discorso di accettazione, durato oltre un’ora, della designazione a candidato repubblicano alle presidenziali del 3 novembre, chiudendo così la convention del Gop andata in scena in questi giorni a Charlotte, nella Carolina del Nord. Prima dell’intervento conclusivo del magnate, gli oratori venuti a parlare sul podio conservatore erano stati Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York, e Ivanka Trump, figlia nonché stretta consigliera dell’inquilino della Casa Bianca. Il primo aveva affermato che un’eventuale vittoria del candidato democratico Joe Biden avrebbe reso l’America meno sicura e sofferente, mentre Ivanka aveva manifestato il proprio orgoglio di essere figlia del “presidente del popolo”.

Il discorso conclusivo della convention è stato tenuto da The Donald, video-collegato con Charlotte, in diretta dal grande prato della Casa Bianca che guarda verso l’obelisco di George Washington. Ad ascoltare Trump fisicamente in tale ubicazione vi era un pubblico formato da qualche centinaio di persone, in prima fila alcuni ministri, poi dei parlamentari e una rappresentanza della polizia di frontiera. Praticamente nessuno degli astanti rispettava le regole precauzionali anti-Covid, dato che tra il pubblico si notavano pochissime mascherine e che gli spettatori erano seduti uno accanto all’altro.

Quanto alle parole dell’imprenditore newyorchese, the Donald ha immediatamente presentato, sulla falsariga delle proprie affermazioni rese nei giorni scorsi, le imminenti elezioni presidenziali Usa come uno scontro epocale tra due visioni opposte dell’America e dell’identità nazionale: “Queste sono le elezioni più importanti della storia americana”. E ancora: “Mai come questa volta si confrontano due visioni, due programmi, due filosofie così diverse”.

Il discorso di Trump è stato essenzialmente un lungo e duro affondo contro Biden e la sinistra a stelle e strisce, evidenziando il fatto che il candidato progressista, ex vice-presidente quando Obama era alla Casa Bianca, sarebbe debole, pericoloso e spalleggiato da “il peggio dei liberal, Nancy Pelosi e la sinistra radicale, i marxisti, gli anarchici”. Il capo della Casa Bianca il suo intervento ribadendo che soltanto con un’amministrazione repubblicana saranno garantiti ai cittadini sicurezza e ordine: “La sinistra radicale vuole togliere i fondi alla polizia. E Biden non obietta nulla. Nessuno sarà più al sicuro se dovesse vincere le elezioni”.

Sempre riguardo al tema-ordine pubblico, l’imprenditore ha poi messo in imbarazzo gli sfidanti liberal sottolineando che “le 10 città più pericolose d’America sono tutte guidate da democratici”. Un attacco feroce nei confronti dei dem. Poi Trump ha inoltre promesso il pugno di ferro contro le proteste e i tafferugli senza fine che stanno affliggendo le città statunitensi: “È un problema che si può risolvere rapidamente. Basterebbe che le autorità democratiche ci chiamassero e noi arriviamo a sistemare le cose. Non possiamo permettere che le città siano in balia della feccia”.

Il presidente si è successivamente soffermato sul tema della lotta al Covid, promettendo di distruggere a breve il morbo con la produzione di un vaccino “entro l’anno o forse anche prima”. Egli ha in seguito ironizzato sulla scelta del rivale Biden di presentare le presidenziali di novembre come una battaglia tra le tenebre e la luce: “Biden dice di essere un alleato della luce. Ebbene avete visto quanti black-out ci sono nella California liberal? Allora mi chiedo come questa gente possa dire di essere alleati della luce, se non è in grado di far funzionare neanche le lampadine”. Da tale polemica, l’inquilino della Casa Bianca ha preso spunto per condannare le politiche energetiche annunciate dai democratici, dirette a ridurre la dipendenza del Paese dai combustili fossili ma suscettibili di danneggiare pesantemente le industrie estrattive in Texas, Oklahoma, Colorado, Pennsylvania, Wisconsin e Michigan.

Trump ha poi concluso il suo lungo affondo contro Biden accusandolo di debolezza verso la Cina. L’esponente repubblicano si è invece presentato, contrariamente allo sfidante progressista, come un acerrimo nemico di Pecihno: “La Cina ha commesso grandi crimini in molte parti del mondo. E ruba i nostri posti di lavoro, la nostra tecnologia. A Biden tutto questo va bene. Del resto lui era favorevole all’ingresso della Cina nel Wto. Non a caso i cinesi vogliono che vinca queste elezioni. Il programma di Biden è ‘made in China’; il mio è ‘made in Usa’”.

Il presidente ha infine garantito di continuare a lottare, durante un suo eventuale secondo mandato alla Casa Bianca, per fare tornare in America aziende e posti di lavoro a stelle e strisce delocalizzati in questi anni all’estero per colpa, a suo avviso, delle amministrazioni democratiche filocinesi, di cui Biden era un esponente di peso: “Joe dice che lui è empatico con i lavoratori, con chi soffre. Joe, guarda che in Pennsylvania, in New Hampshire, in Ohio non se ne fanno niente della tua empatia. Rivogliono indietro i posti di lavoro rubati dai tuoi amici cinesi. Noi li stiamo riportando in America e continueremo a farlo.

Le nostre imprese devono tornare negli Stati Uniti”.

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