Colpita anche Izmir. Autobomba davanti al tribunale in Turchia

Due vittime e due terroristi uccisi: uno è in fuga. "Volevano fare una strage"

Colpita anche Izmir. Autobomba davanti al tribunale in Turchia

L'esplosione di un'autobomba, poi un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine. È questa la scena dell'ennesimo attentato messo a segno in Turchia, questa volta a Izmir, terza città più grande, sulla costa egea, finora risparmiata dai fatti di sangue che da un anno funestano il Paese.

L'attacco è avvenuto davanti al palazzo di giustizia, nel quartiere di Bayrakli e più precisamente nel parcheggio riservato a giudici e procuratori. Gli aggressori, almeno tre, avevano un piccolo arsenale, 2 kalashnikov e 8 bombe a mano. "Volevano una grande strage", dice il vice primo ministro Veysi Kaynak.

Soltanto due dei terroristi sono stati uccisi sul posto, fermati dalla polizia, un terzo sarebbe riuscito a darsi alla fuga. Ma a Palazzo di giustizia ci sono anche due vittime: un civile, dipendente del tribunale e un agente, che la stampa locale identifica come Fethi Sekin, "un martire eroe", spiegando che ha risposto colpo su colpo agli aggressori, fino a essere colpito a morte.

C'era un secondo ordigno a pochi metri di distanza dall'autobomba, che sarebbe stato fatto esplodere dalle forze dell'ordine, in un attacco che il governatore della città, Erol Ayyıldız, ha già attribuito ai guerriglieri curdi del Pkk. E se manca una rivendicazione più precisa pare tuttavia certo che il piano non sia stato ordito dal sedicente Stato islamico, che non sceglie obiettivi di valore politico, soprattutto se "locali".

Due vittime dunque, e due terroristi morti. Ma anche un certo numero di feriti, almeno undici.

A pochi minuti dalle prime notizie le autorità hanno imposto un "gag order" che a emittenti e testate impedisce di diffondere immagini e video dal luogo dell'attacco, dove già si trovavano diversi corrispondenti.

I feriti sarebbero stati trasportati all'ospedale universitario della facoltà di Medicina dell'Università dell'Egeo. Alcuni di loro sarebbero in condizioni gravi.

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