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In Turchia il governo aveva dissuaso dal celebrare il capodanno

La Direzione per gli Affari religiosi della Turchia aveva invitato i fedeli a "non assumere atteggiamenti contrari alle loro usanze" appena pochi giorni fa

In Turchia il governo aveva dissuaso dal celebrare il capodanno

L'attentato contro la discoteca Reina di Istanbul è certo un attacco contro il volto più laico della Turchia, che con ogni probabilità porta la firma dei terroristi dell'Isis.

Ma si tratta di un colpo inferto a quella parte di turchi che, insieme a moltissimi stranieri, celebravano una festa - il Capodanno - da tempo finita nel mirino della parte più conservatrice della società turca. Come ricorda oggi Marta Ottaviani su La Stampa, i gruppi islamici più oltranzisti proseguono da anni una campagna senza tregua contro i festeggiamenti del Natale, considerata una celebrazione che non si addice a un bravo musulmano.

Non solo. Questa ostilità, permeata di oltranzismo ultrareligioso e nazionalismo antioccidentale, si è presto trasferita anche alle celebrazioni per il capodanno, che moltissimi turchi festeggiano proprio in luogo del Natale cristiano. Specialmente nelle città della parte ovest del Paese come Istanbul in occasione dell'ultimo dell'anno ci si scambia piccoli doni e le strade vengono addobbate con luci e festoni.

Una pratica che è sconsigliata, ufficiosamente, anche dalle istituzioni. La Diyanet (l'Autorità per gli Affari religiosi, ndr) ha ricordato, usando parole rieccheggiate nei sermoni di oltre trentamila imam durante la preghiera di venerdì 30 dicembre, che il capodanno non è una festa musulmana, scoraggiando i fedeli dall' "assumere atteggiamenti contrari alle loro usanze e agli ambienti di provenienza".

Parole oltremodo esplicite da parte di chi vorrebbe ricreare per la Turchia un futuro imperiale nella scia, forse, del passato ottomano.

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