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Dalla Turchia alla Grecia per raggiungere l'Europa: "Indietro non torneremo"

Nell’isola greca cresce la moltitudine di clandestini: "L'Europa ha chiuso gli occhi". E aumentano gli sbarchi dalla Turchia

Dalla Turchia alla Grecia per raggiungere l'Europa: "Indietro non torneremo"

Un miglio di mare. Bastano poche bracciate d’acqua per raggiungere Samos dalla Turchia. Nell'isola di Pitagora ed Epicuro, la culla verde del vino dolce raccontata anche da Erodoto, sbarcano quei profughi siriani che a milioni vivono accalcati lungo il confine. Un tragitto breve, in gommone, là dove l’Egeo si restringe al punto che la Grecia quasi sfiora la costa turca: Posidonio, uno dei tanti attracchi dell'isola, da un lato i turisti che ancora affollano le spiagge, dall’altro la processione silenziosa e composta di chi è scappato dal proprio paese e cerca scampo altrove.

La Grecia è solo un corridoio, un ponte verso altre mete. E Samos, che ancora non ha lanciato l’allarme anche se il numero di immigrati presenti cresce a dismisura, lascia passare (indisturbatamente) il convoglio umano che, ormai ogni giorno, attraversa una fetta dell'isola per intraprendere il lungo viaggio che lo porterà nel cuore dell'Europa. Da Posidonio appunto al porto di Vathi, Samos città: 14 chilometri sotto il sole ch i clandestini percorrono in fila lungo il ciglio della strada costeggiata di uliveti. Ci sono anche numerose donne, strette nei jeans e coperte dal velo. Tra queste si notano subito le più anziane che indossano abiti neri e si appoggiano su bastoni di fortuna. E, dietro a loro, uno stuolo di bambini. Dalla Siria hanno portato via poco, praticamente nulla. E sta tutto in qualche sacchetto di plastica. "Noi siamo qui solo di passaggio - dice Kamil - vogliamo salire su una nave e arrivare lontano. Questo calvario dovrà finire. Ma siamo grati a chi ci ha accolto". Puntano alla Macedonia che ormai ha aperto le frontiere. "Indietro non torniamo - dicono - abbiamo donne e bambini stremati da un viaggio senza fine. Scappiamo non perché non amiamo il nostro paese, ma perché lì non c’è più speranza".

Arrivati al porto di Samos, non gli resta che aspettare, anche per qualche giorno. Il numero cresce: non ci sono barche in partenza a sufficienza e la polizia deve sbrigare le pratiche per farli andare via. E così il piazzale e il viale del porto sono sempre congestionati trasformandosi in dormitori a cielo aperto. Lungo le reti di recinzione vengono stesi i panni, mentre negli anfratti sorgono bagni di fortuna. "Non sono poveri loro, anzi: i siriani arrivano qui senza niente ma con i portafogli pieni di contanti - racconta George, che con sua moglie gestisce appartamenti da affittare nel villaggio a cartolina di Kokkari durante la lunga stagione di vacanza - hanno tablet di ultima generazione e smart phone super, ma poi hanno bisogno del necessario che hanno dovuto lasciare a casa".

E con quei soldi sperano di comprarsi un biglietto per continuare il proprio viaggio verso i Paesi del Nord Europa.

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