Crisi in Yemen

Nuovi raid nello Yemen. Le autorità ribadiscono: "Servono forze di terra"

Mentre la coalizione bombarda, il governo di Sana'a chiede i boots on the ground e denuncia: "Generali iraniani nel Paese"

Nuovi raid nello Yemen. Le autorità ribadiscono: "Servono forze di terra"

Non si fermano i bombardamenti sullo Yemen da parte della coalizione guidata dall'Arabia Saudita. Le operazioni lanciate contro le postazioni dei ribelli houthi vanno avanti da giorni e gli aerei dei Paesi arabi hanno colpito l'aeroporto internazionale di Sana'a, la capitale del Paese, e un campo militare a nord della città.

Le bombe sono cadute su Taiz, terza città yemenita, da alcuni giorni caduta nella mani della ribellione e sulla zona di al-Hudaydah. I media yemeniti hanno raccontato di grossi incendi fuori dalla capitale, dove sarebbe stato colpito un deposito di missili. Nel sud del Paese sarebbero una trentina, tra cui alcuni civili, le vittime degli attacchi aerei.

Intanto le autorità yemenite continuano a parlare della necessità di un intervento via terra, di cui nei giorni scorsi avevano parlato anche Arabia Saudita ed Egitto. È necessario, ha detto il titolare degli Esteri, Riyadh Yassen, "per salvare le nostre infrastrutture e gli yemeniti sotto assedio in molte città".

Yassen ha anche ribadito la presenza a Sana'a dello stratega iraniano Qassem Suleimani, comandante delle forze speciali dei pasdaran. Fino a pochi giorni fa il generale si trovava in Iraq, per coordinare le operazioni delle milizie sciite. Sul suo arrivo in Yemen si rincorrono voci, per ora prive di una conferma.

Da Teheran è arrivato l'invito a "collaborare per risolvere la crisi yemenita".

L'Iran sostiene i ribelli, mentre all'Arabia Saudita interessa presentare la crisi soltanto come parte di uno scontro più ampio tra Paesi sunniti e sciiti.

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