Serena Cipolla
da Milano
Il rischio petrolio, certo. Con ripercussioni sullinflazione che potrebbero costringere a nuovi rialzi dei tassi. Ma nel Bollettino di agosto diffuso ieri, la Bce mette in guardia contro un altro pericolo: il protezionismo. «L'innalzamento di barriere - si legge nella nota dellistituto guidato da Jean-Claude Trichet -, mentre lEuropa difende i campioni nazionali, è un rischio per la crescita. Eliminarle equivale a un efficace mezzo per favorire un'allocazione efficiente dei fattori produttivi, e una maggiore integrazione economica e finanziaria». Un altro rischio individuato è legato allinsufficiente azione di risanamento dei conti pubblici. «È cruciale - insiste la Bce - che i governi evitino politiche procicliche e accelerino il ritmo di risanamento». E continua la Bce: «Occorre attuare con rigore i programmi di spesa e per le entrate, ogni introito straordinario deve essere utilizzato per ridurre il disavanzo». Il Bollettino torna quindi ad affrontare il nodo legato ai tassi. Lo spettro dellinflazione spinta dai prezzi del petrolio e il buon andamento dell'economia di Eurolandia, potrebbero infatti spingere la Banca centrale ad abbandonare la politica monetaria «accomodante». Soddisfatta della crescita dell'area euro, «sostenuta» nel secondo trimestre e probabilmente altrettanto forte anche nel terzo, ormai «vicina al suo potenziale», la Banca centrale lancia lallarme sul caro greggio. Così, se la situazione dovesse sfuggire di mano, sottolinea la Bce «sarà necessaria una graduale rimozione» dell'attuale orientamento monetario. Si profilano ulteriori rialzi che, secondo la maggior parte degli analisti, porteranno il costo del denaro entro la fine dellanno al 3,5 per cento. La crescita di Eurolandia viaggia a ritmi sostenuti e, sostiene la Bce, non ha più bisogno del sostegno di tassi bassi.
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