Lassessore regionale alla Sanità, Claudio Montaldo, si sfoga contro il suo partito. E lo fa con una lettera aperta dove lui, politico di professione, spiega le ragioni di un malcontento legato a fatti concreti. Il tema è quello delle candidature del partito democratico alle prossime regionali. «Per diversi motivi - scrive Montaldo -, è stato deciso che, mentre per i nuovi candidati si terranno le primarie, i consiglieri uscenti vengano sottoposti alla consultazione nei circoli del Partito. Il caso ha voluto che a Genova l'unico "uscente" sia io. Onestamente avrei preferito andare alle primarie, non certo per superbia ma perché ritengo che il lavoro di un assessore possa e debba essere giudicato anche dai cittadini». Poi prosegue: «Le assemblee dei nostri circoli si svolgono contemporanemente e in pochissimni giorni, impedendomi - non sono in grado di clonarmi - di essere presente ovunque. La cosa mi spiace: la mia moralità mi spinge a ritenere che, se qualcuno tra i nostri iscritti dovesse ritenere giusta la mia ricandidatura, lo possa fare sulla base di motivi politici e di un confronto, dando cioè un giudizio sul mio lavoro, e non solo sulla base del fatto che io possa risultare più o meno gradevole. Questi anni di assessorato alla Salute per me sono stati umanamente e politicamente molto positivi. Ho la presunzione di ritenere lo siano stati anche per i liguri. Basti pensare che, quando sono entrato nell'assessorato, la nostra Regione stava per essere commissariata dal governo a causa del deficit sanitario e, attraverso la nostra politica di razionalizzazione delle spese e delle strutture, ampliando nel contempo i servizi, siamo invece riusciti a rientrare tra le regioni "virtuose". Abbiamo lavorato molto, chiedendo agli operatori della sanità di darci una mano. Così è stato e di questo sono grato. Abbiamo ridisegnato la geografia delle strutture sanitarie della regione, trasformando gli ospedali piccoli e inefficienti in presidi sanitari e trovando collaborazioni tra diverse strutture al fine di alzare il livello della qualità. I finanziamenti per le nuove strutture consentiranno di avere nuovi e moderni ospedali (a Genova quello del Ponente) in grado di rispondere più efficacemente alle richieste e agli standard attuali».
Poi conitnua: «Abbiamo anche lavorato sulle liste di attesa, per ora in alcuni settori, con risultati davvero apprezzabili, ancorché non conclusivi. E abbiamo stabilizzato 1247 precari su 1350. Voglio ancora ricordare le nuove regole, decisamente trasparenti e prive di influenze politiche e "baronali", per la scelta dei primari; la creazione del fondo per la non autosufficienza che interessa 7000 liguri e la nascita di strutture territoriali e degli hospice, che rispondono alle esigenze di sostegno e assistenza per i malati molto gravi. Tutto questo è stato raggiunto ovviamente in stretta collaborazione con il presidente Burlando (la spesa sanitaria vale circa il 70% di quella regionale), con la collaborazione dei sanitari e, lo ripeto, con il sacrificio dei lavoratori del settore che hanno capito come questa fosse l'unica strada per uscire dal disastro creato dalla giunta Biasotti. Una cosa ancora: abbiamo provato il più possibile a rispondere a tutti e a dare a corso a tutte le segnalazioni che ci sono giunte: c'è chi lo fa solo sotto elezioni ma, sarò all'antica, ritengo invece lo si debba fare ogni giorno. Potrei parlare ancora del ruolo di regia e di studio dell'Agenzia regionale e di tanti altri temi, ma mi rendo conto che il suo spazio è prezioso.
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