Monte Paschi, acque agitate: alla Fondazione non piace la politica del dividendo zero Non esclusa la vendita della quota in Intesa (valore 150 milioni di euro) per far cassa. Mancini: «Pronti ad aggiornare il piano»

Monte dei Paschi è avvertita: la Fondazione Mps, che controlla il 56,8% della banca è contraria a una politica di dividendo zero. La crisi si fa sentire anche ai piani alti della catena di controllo e in un periodo come questo di scarsa liquidità, il presidente della Fondazione Gabriello Mancini ha chiarito: «Per la politica dei dividendi ci sono necessità della banca, ma anche necessità della Fondazione. Bisogna trovare una sintesi, diversamente non saremmo d'accordo».
Per fare cassa la Fondazione starebbe anche decidendo di cedere la quota dello 0,42% di Intesa SanPaolo. Ai prezzi attuali la partecipazione vale circa 150 milioni di euro. «Non abbiamo deciso di vendere, ma monitoriamo l'andamento e decideremo il da farsi, la quota non è strategica», ha detto Mancini ricordando che invece rimane strategica la partecipazione dell'1,9% in Mediobanca.
D’altra parte i dubbi sulla tenuta della politica dei dividendi della controllata Banca Mps, principale introito per la Fondazione, sono comprensibili. Tra le banche italiane, Mps è quella con gli indici di solidità patrimoniale tra i più stressati, il Core Tier I è al 5,1% contro il 6,2% di Intesa SanPaolo e il 5,67% di Unicredit. Le due connazionali sono già corse ai ripari annunciando, per il prossimo anno, un dividendo in azioni e non in contanti, una misura tesa a migliorare la solidità patrimoniale degli istituti.
Le mosse di Mps sul tema non sono ancora state svelate. Ma secondo il parere degli analisti, non c’è nessuna esigenza di azzerare il dividendo: «Nell’analisi della solidità di una banca non bisogna guardare solo il Core Tier I, ma la qualità degli attivi e Mps ha un portafoglio prestiti di tutto rispetto, grazie alla forte presenza in Italia e la limitata esposizione in strumenti derivati», spiega un analista.
Le strade per migliorare la solidità patrimoniale che Mps potrebbe percorrere sono diverse: dall’emissione dei Tremonti bond, al programma di dismissioni fino alla rivisitazione del piano industriale. Ma proseguiamo con ordine. Secondo gli analisti, Mps è tra le candidate ad aderire al piano salva banche che sta mettendo a punto il Tesoro. In particolare il gruppo senese potrebbe decidere di emettere bond che verrebbero poi acquisiti dallo Stato e destinare il capitale.
Una seconda strada che però fatica a decollare è il programma di cessioni. Mps ha messo sul mercato 130 sportelli, ma compratori in vista ancora non si vedono e i prezzi sono da saldi.
Quello che invece sembra certo è che gli obiettivi del piano industriale vengano rivisti. «Non siamo pregiudizialmente contrari a una rivisitazione; d'altra parte è cambiato il mondo. Se c'è da aggiornarlo siamo pronti», ha dichiarato ieri Mancini. Mps prevede un obiettivo di 2,2 miliardi di utile al 2011. Ieri Citigroup in un report ha tagliato il prezzo obiettivo su Mps portandolo a 1,3 e consigliando ai propri clienti di tenere il titolo in portafoglio.


Il prossimo appuntamento con la comunità finanziaria è in agenda il 26 marzo quando Mps svelerà il bilancio. In quella data si saprà anche se il cda riconfermerà Giuseppe Mussari alla guida della banca, mentre a luglio scadrà il mandato di Mancini.

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