Monte Paschi, la Fondazione litiga con il fondo Equinox

La Fondazione Mps lascia il Fondo Equinox fuori dalla porta della controllata Monte dei Paschi. Le trattative per collocare il pacchetto del Monte, che l’Ente è costretto a cedere per rientrare dal maxi-indebitamento, si sono inceppate ieri. Palazzo Sansedoni aveva infatti chiesto di riformulare l’offerta ma il fondo di Salvatore Mancuso ha replicato che l’impianto non si tocca denunciando «con rammarico» che Siena ha «inaspettatamente» posto termini e condizioni «non compatibili con l’interesse espresso». Sostanzialmente una rottura, complicata dal fatto che tra pochi giorni scade il termine ultimo per la presentazione delle liste chiamate a comporre il nuovo consiglio di amministrazione del Monte, di cui Alessandro Profumo diverrà presidente e Fabrizio Viola amministratore delegato. Dopo lo stop di ieri, Gabriello Mancini dovrebbe tornare a riunire la deputazione della Fondazione nel fine settimana: sul tavolo, oltre la proposta di Mancuso, ci sarebbe soltanto quella di un fondo estero. D’altro canto Clessidra si sarebbe defilata dalla partita mentre non sarebbe stata ancora depositata quella del fondo inglese Optimum.
In gioco c’era complessivamente il 15,5% del Monte Paschi, di cui il 2,5% è già stato collocato sul mercato, mentre il 4% starebbe per finire tra le proprietà della famiglia fiorentina Aleotti, patron del gruppo farmaceutico Menarini: la transazione, che vale circa 150 milioni, è seguita da Mediobanca e Rothschild. L’ente di Gabriello Mancini starebbe inoltre ulteriormente alleggerendo la presa sulla banca con vendite sul mercato: ieri in Piazza Affari il Monte dei Paschi ha ceduto il 3,47% a 36 centesimi.
La strategia complessiva di Siena sembra in sostanza ispirata al divide et impera, così da evitare l’imbarazzo di fare entrare nel Monte soci con partecipazioni troppo «ingombranti». Come appunto Equinox che ieri ha comunque ribadito «l’esclusivo interesse a porsi come socio di minoranza stabile di Banca Mps, avendo proposto di acquisire fino al 9,9% con un lock-up a tre anni». Mancuso ha poi ribadito che l’offerta è volta a «contribuire, in un’ottica di salvaguardia dell’autonomia dell’istituto, all’efficiente, sana e prudente gestione della banca e alla creazione di valore per tutti i portatori d’interesse».


Il fondo di private equity ha inoltre rimarcato come la propria offerta sia la «più idonea» ad ottimizzare la «valenza economica e strategica dell’operazione di dismissione che la Fondazione ha comunicato al mercato» annunciando la decisione di cedere dei pacchetti azionari ad alcune controparti strategiche.

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