Da Montecitorio al Colosseo, è il momento dell'artista Jago

Nelle sue sculture, il 38enne di Frosinone ritrae soggetti sacri e uomini che vivono ai margini

Da Montecitorio al Colosseo, è il momento dell'artista Jago
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"Anch'io mi chiedo perché ci sia tanto interesse per il mio lavoro". È mattina presto e Jago ci risponde al telefono poco prima di recarsi, in elegante giacca scura, alla Camera dei deputati dove ieri il presidente Lorenzo Fontana ha inaugurato nel cortile d'onore di Montecitorio la sua scultura Look Down. È un feto rannicchiato, un quintale di marmo candido: sarà lì in esposizione permanente. È solo l'ultima delle Jago-epifanie che fanno di questo artista (38 anni, di Frosinone) un fenomeno da studiare. Jago, alias Jacopo Cardillo, comincia a far parlare di sé a 24 anni: Vittorio Sgarbi, su suggerimento di Maria Teresa Benedetti, lo volle tra gli artisti del suo Padiglione Italia (54esima Biennale d'Arte, anno 2011). In un momento in cui si scommetteva sul video, Jago presentò un busto di marmo dedicato a papa Benedetto XVI, poi rielaborato in Habemus Hominem, ancora oggi la sua opera forse più nota. Da allora tutto è corso in fretta: Jago si è mosso tra Italia, Cina, America ("ma non parliamo di fuga di cervelli: non si fugge, si diventa ambasciatori dei valori del proprio Paese") e ha inanellato decine di mostre. Gli sono riuscite cose sorprendenti: nel 2019, in occasione di una missione dell'ESA, è il primo artista a inviare una sua scultura nello spazio (la riporterà sulla Terra il capomissione Luca Parmitano). Il marmo bianco è la sua firma, "perché è il materiale più ambizioso con cui potessi confrontarmi. Continuo a mettermi alla prova per onorare il bambino che ero e che spero di continuare ad essere, per restituire dignità a ciò che immaginavo". Da qualche anno Jago ha scelto di vivere a Napoli e la città ha contraccambiato con devozione: oltre al laboratorio, l'artista ha aperto due Jago Museum, uno nella chiesa di Sant'Aspreno ai Crociferi (5mila persone all'inaugurazione, due anni fa), l'altro alla Basilica San Severo Fuori le mura. "Napoli è una città che ti trasforma, consiglierei a tutti gli artisti un periodo napoletano", dice con quella sua voce calma e profonda. Creativo ultrasocial (988mila follower su Instagram), piace anche alle istituzioni: in questo momento una sua Natura morta (con pistole) è in mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano in diretto confronto con la Canestra di frutta del Caravaggio. Qualche critico storce il naso, ma il pubblico plaude. Di Look Down, un lavoro concepito nel 2020, Jago racconta: "A New York mi ero quasi assuefatto alla presenza dei senzatetto che vedevo ovunque. Mi sono domandato che cosa avrei fatto se avessi incontrato uno di questi uomini da neonato: lo avrei ignorato allo stesso modo? L'opera nasce da uno sguardo rivolto verso il basso non per vergogna, ma per consapevolezza. È un invito a dirigere l'attenzione su ciò che troppo spesso ignoriamo: la povertà, l'abbandono, la fragilità che abita le nostre città e il nostro tempo. Desidero dedicarla ai bambini di Gaza e più in generale alle vittime innocenti dei conflitti".

Look Down è già stata esposta in piazza del Plebiscito a Napoli, nel deserto di Al Haniya a Fujairah, al Thomas Park di Manhattan, nel Parco Archeologico del Colosseo: "Ora conclude Jago ha una sua casa: è abbracciata maternamente dal cortile di Montecitorio, ma resta esposta alle stelle".

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