Gian Maria De Francesco
nostro inviato a Vicenza
Confindustria non vuole essere tirata per la giacca dei partiti. Fa dellindipendenza dalla politica il suo manifesto. E se un punto di riferimento deve esserci, per gli uomini di Viale dellAstronomia, questo è al massimo il neo governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Le assise di Vicenza sono iniziate così: allinsegna di unorganizzazione politically correct. «Non accettiamo, in campagna elettorale, di farci tirare per la giacca e che ci siano dei partiti allinterno di Confindustria: cè solo il partito degli imprenditori che investono». Questo il messaggio lanciato subito dal numero uno di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ai leader delle associazioni territoriali e di categoria riuniti nella Consulta prima dellinizio del convegno. «Non mi sta bene - ha proseguito - che ogni tanto si tirino fuori presunti coinvolgimenti politici del vostro presidente».
Ma la politica e le vicine scadenze elettorali nellassise confindustriale pesano e si fanno sentire. Lo stesso Montezemolo non lesina valutazioni assai lusinghiere nei confronti di Prodi dopo il suo intervento. «Sono molto soddisfatto», annuncia, senza incertezze, il leader imprenditoriale. Poi esprime apprezzamento «per le parole del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini» che ha difeso lautonomia di Confindustria in questa fase di campagna elettorale. Ma allinterno del parlamentino confindustriale non tira complessivamente una gran bella aria per la maggioranza: viene stigmatizzato il duplice avvicendamento al ministero dellEconomia tra Giulio Tremonti e Domenico Siniscalco, sottolineate le crisi di governo più volte paventate da alcuni partiti della maggioranza, ricordati i problemi sollevati dalla Lega.
I cinque punti programmatici del manifesto montezemoliano per il rilancio (taglio del cuneo fiscale, riduzione dei prezzi energetici, credito dimposta per gli investimenti in ricerca, liberalizzazioni e flessibilità) vengono approvati allunanimità. Non è emerso nessun dissenso. Gli imprenditori non allineati al corso montezemoliano hanno seguito la strategia del silenzio. E qualcuno non ha mancato di segnalare che allassise vicentina non è stato notato ieri il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri.
«Siamo ununica corazzata che va avanti», ha commentato il presidente di Federmeccanica e dellAssociazione degli industriali vicentini, Massimo Calearo. E sulle relazioni industriali? «Fino ad oggi ai tavoli di confronto cera sempre una parte che si alzava - spiega Calearo al Giornale riferendosi alla Cgil - ma ora anche il sindacato si deve modernizzare e comprendere che siamo tutti uniti contro un nemico che viene dallesterno, la concorrenza globale».
E proprio al tema della concorrenza, del resto, è dedicata la due giorni confindustriale. In apertura dei lavori il vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, ha lanciato unaltra stoccata non proprio benevola allindirizzo della maggioranza. «Per la prima volta dal secondo dopoguerra, lItalia rischia di allontanarsi dal gruppo dei Paesi più industrializzati», ha detto. «È da anni - ha sottolineato Pininfarina - che la nostra economia segna il passo. Cè una piena identità di vedute tra ciò che ha detto Bankitalia e quanto sostiene ormai da mesi Confindustria. Oggi lItalia purtroppo è ferma». Ma qual è lagenda confindustriale? Concorrenza regolata e più fiducia. «La concorrenza non è lesplosione anarchica degli animal spirits. Ci vuole la fiducia». E anche sui temi caldi delle aggregazioni bancarie e della crescita internazionale di Enel, le risposte dellimprenditore torinese hanno incarnato questa nuova direzione di rotta.
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