Montezemolo lascia il vertice Fiat Il testimone passa a John Elkann

nostro inviato a Torino

Che qualcosa stesse per succedere al vertice del gruppo Fiat era nell’aria e il Giornale lo aveva registrato. Ma il modo e i tempi con cui Luca di Montezemolo ha deciso di cedere lo scettro della presidenza del Lingotto, pur rimanendo nel consiglio di amministrazione e al volante della Ferrari, al nemmeno più tanto giovane John Elkann (34 anni) è frutto di attente valutazioni. Ufficialmente, come ha spiegato Montezemolo, si è concluso il doppio traghettamento: da una parte quello di Fiat, da cenerentola del settore ad azienda risanata con importanti prospettive, dall’altra può invece dirsi concluso lo svezzamento del nipote designato da Gianni Agnelli a guidare l’impero finanziario (alla holding Exor si aggiungerà a metà maggio la guida della cassaforte di famiglia: l’accomandita) e industriale. Montezemolo si è così sfilato con eleganza e lo stile che da sempre lo contraddistingue dalla presidenza, consapevole che da oggi in poi i cambiamenti previsti nel gruppo avrebbero dato ancora più spazio e forza a Sergio Marchionne. Ed Elkann, nella conferenza stampa convocata a sorpresa ieri a Torino, lo ha ringraziato per aver accettato, nel 2004, l’incarico di presidente, «dando prova di grande responsabilità, e forse anche perché c’è qualcosa che ti lega a tutti noi». «Ti sono grato - ha aggiunto - e sono contento che tu rimanga come consigliere in Fiat e presidente di Ferrari. È un segno importante e un ottimo auspicio per il futuro che stiamo per presentare». E nel futuro di Montezemolo, oltre a una Ferrari da rilanciare in Formula 1, dopo averle ridato lustro in passato, ci saranno anche altre attività di tipo imprenditoriale, quelle legate al fondo Charme con il figlio Matteo e, in particolare, all’avventura che lo attende nel 2011 con i treni veloci di Ntv dove, insieme ai soci Della Valle e Punzo, ha scommesso forte. Lusso, alta velocità e Cavallino, dunque, nel futuro di Montezemolo. E la politica? «Non se ne parla», ha risposto, togliendosi però un sassolino tutto da interpretare: «Senza la presidenza Fiat potrò esprimermi più liberamente...». Al di là delle nuove sfide che lo attendono, e di aver sottolineato di condividere il piano quinquennale che Marchionne («restiamo amici») illustrerà oggi, a spingere Montezemolo a passare il testimone ci sarebbero altre ragioni. Si parla di divergenze, a esempio, sulla linea dura decisa per Termini Imerese, emerse più o meno volontariamente in un incontro con la stampa al recente Salone di Ginevra. E anche sull’ipotesi dello scorporo della divisione Auto, il cui nuovo assetto in funzione dello spin-off potrebbe essere svelato oggi, l’ormai ex presidente di Fiat avrebbe avanzato qualche perplessità.
Di certo, come anticipato da Elkann, il futuro del Lingotto non prevede nuove vicepresidenze. Resta da sciogliere il nodo dei vertici delle due entità che nasceranno, una volta avviato (sempre se ci sarà) lo scorporo, con la nomina, forse, di un secondo amministratore delegato (l’attuale capo di Fiat Powertrain Technologies, nonché delle attività internazionali del gruppo Alfredo Altavilla?). Comunque vadano le cose, Marchionne (alla conferenza stampa ha fatto quasi scena muta, facendo capire di essere con la testa già al piano da illustrare) da oggi vede aumentare il suo potere all’interno del gruppo e, soprattutto, le deleghe operative da parte degli Agnelli.
«Per me e la Fiat - ha detto Elkann - è una giornata importante. Sono molto orgoglioso e felice di questo e sono grato alle persone che mi hanno aiutato e sostenuto. E sono molto grato alla mia famiglia per la sua fiducia». Parole da vero leader della dinastia, che guarda da vicino ai parenti, con un pensiero al cugino Andrea Agnelli, «con cui i rapporti personali sono buoni». L’ascesa alla presidenza, benedetta dal nonno e auspicata dalla zia Maria Sole, sorella dell’Avvocato, ribadisce la vicinanza degli Agnelli al gruppo e l’impegno in vista delle sfide all’orizzonte, inclusa quella negli Stati Uniti con Chrysler. «Penso al nonno - ha osservato Elkann - e a quanto mi avrebbe fatto piacere fosse qui con noi».

Non nasconde «una forte commozione» il presidente d’onore di Exor, Gianluigi Gabetti, tutor di Elkann, e fino a metà maggio numero uno della Sapaz: «Non posso che esprimere la mia ammirazione per lo stile esemplare dell’operato di Montezemolo. Rinnovo anche a nome degli azionisti i sensi di piena fiducia per il successo dell’impegno che John è chiamato ad affrontare, condividendo l’illuminata guida del mio amico Sergio».
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