Il Circus non è mai stato così circo. Più che formula uno, ad Abu Dhabi va in scena la formula disneyland. Cè anche lisola che non cè, e non è colpa o merito di Peter Pan. Ovvero Yas Island, latollo da mille e una notte creato sul mare basso dellEmirato dove è stato realizzato limpianto e non solo. Una volta sinventavano e costruivano tracciati in mezzo alle città; ora sinventano e si costruiscono città attorno alle piste progettate da zero per affibiar loro il titolo di Montecarlo del Medio Oriente. Valore dellopera? 270 milioni di euro. Per dirla tutta: il Principato, al confronto dello sfarzoso e patinatissimo sito arabo, pare luogo ingiallito dal tempo. Ma cè un però: se non altro, a Montecarlo gli yacht ormeggiati nel porto sono di proprietari, miliardari e società varie e diverse. Quelli che si vedono in mondovisione da Abu Dhabi, paciosamente allineati nella Marina, li ha fatti piazzare lemiro per non sfigurare davanti alle telecamere con inquadrature desertiche anche nella zona ormeggi. Se le «barchette» in bella vista non sono tutte sue, lo sono quasi. Questione di parenti, amici e annessi e connessi.
Ecco, questo è il glamour del deserto ed è per questo che la F1 reduce da un anno di crisi, di sputtanamenti vari e molte tristezze (compreso un campione del mondo di serie B, Button, e una scuderia campionessa felice e furbetta, la BrawnGp) sembra oggi più un circo che un Circus. Quasi ci fosse qualcosa di stonato nel voler regalare tutti questi luccichii in un anno che non brilla per nulla. Ma tantè. Qui si corre lultimo Gp della stagione, qui ieri il miglior tempo della prima giornata di libere è andato alle McLaren di Kovalainen ed Hamilton, davanti al neo campione del mondo Button. Le Ferrari? Rispettivamente decima e diciassettesima con Raikkonen e Fisichella. E Alonso, futuro maranelliano? Sedicesimo. Oggi la pole, ore 14 italiane, ore 17 locali con mega lampioni che prenderanno a braccetto il veloce imbrunire del deserto. Stesso discorso domani per il Gran premio.
Per fortuna, a dare senso a una corsa nonsense, a dare orgoglio al Paese nostro cè un motivo che va oltre la F1 stessa: il Parco tematico della Rossa, il Ferrari World, che aprirà il prossimo anno ed è ormai praticamente terminato. Un paese delle meraviglie che sorge proprio sullisola che non cè. Una struttura avveniristica che rappresenta la passione italica e la nuova frontiera rampante nel mondo: un modo di fare una Disneyland ancorandosi però allessenza stessa del Cavallino. Cioè i motori, la velocità, il glamour (simulatori per i piloti usati come videogiochi, montagne russe che regalano gli sconquassi e le accelerazioni delle F1). Un parco che è anche un modo - visti i tempi - di ribadire nel mondo leccellenza del nostro made in Italy. Soprattutto, qualcosa che non va in scena una volta lanno, ma sarà aperto tutti i giorni per raccontare e far divertire e far vivere la favola rossa ai turisti che soggiorneranno ad Abu Dhabi e soprattutto a milioni di viaggiatori in transito negli scali degli Emirati e in rotta fra un continente e laltro.
Per questo, ad Abu Dhabi, cè anche il presidente della Rossa, Luca di Montezemolo. Un presidente che ha salutato e ringraziato Raikkonen allultimo week end, che si coccola Massa e che tiene tranquillo Fisichella. Un presidente tanto entusiasta per il Parco Ferrari, quanto deluso per questa disgraziata stagione di corse, che dice: «Per fortuna questo campionato è finito. Forse era scritto che la stagione dovesse andare così...»; che aggiunge: «Chi ha fatto i regolamenti grigi ci ha dato una mano a creare confusione, noi li abbiamo interpretati in un certo modo, altri in un altro. C'erano delle macchine differenti ad inizio stagione, poi quando abbiamo capito i regolamenti e siamo andati verso lo sviluppo della macchina, ecco l'incidente di Felipe quando si poteva ancora recuperare. Kimi Raikkonen ha fatto del suo meglio e lo dobbiamo ringraziare perché l'unica vittoria di quest'anno è sua».
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