Roma - Monti? Sobrio ma di una trasparenza un po’ opaca. L’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta mette i puntini sulle «i» e attacca Monti: «Fate luce sugli stipendi dei dirigenti di palazzo Chigi». Il mezzo per bacchettare il Professore è un’interpellanza urgente con cui Brunetta chiede a Monti «quali interventi intende adottare affinché venga rispettata la norma di legge in materia di trasparenza», denunciando che «nel sito del governo non sono pubblicate, o quantomeno non sono rinvenibili, le retribuzioni dei dirigenti (di ruolo e non) della presidenza del Consiglio dei ministri».
Non solo: non basta il solo stipendio percepito dal ministero ma è necessario conoscere l’intero emolumento del burocrate. Nell’interpellanza si legge infatti se «il presidente del Consiglio intende chiarire che per ogni singolo dirigente, anche proveniente da altre carriere, si debba pubblicare l’intero trattamento economico e non solo quello a carico della presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di rispettare il principio di trasparenza previsto dalla legge».
Facciamo un esempio: mettiamo che un alto burocrate di Stato sia un dirigente della Camera; e che sia stato chiamato dall’esecutivo a fare il capo dipartimento del ministero X. Non sarà sufficiente che il gran commis renda pubblica soltanto la sua retribuzione al ministero ma occorrerà che a questa cifra sommi quella percepita dalla Camera. Anche perché soltanto così si potrebbe rendere applicabile il provvedimento taglia-costi della burocrazia che tanti applausi ha tributato a Monti.
Il premier, infatti, ha già messo a punto un decreto di sei articoli con il quale si stabilisce che nella pubblica amministrazione gli stipendi non potranno essere superiori a 304mila euro. La norma del decreto dice che «il livello remunerativo massimo omnicomprensivo annuo degli emolumenti spettanti a ciascuna fascia o categoria di personale che riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni nell’ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo» con la pubblica amministrazione debba essere dello stesso stipendio del primo presidente della Cassazione. Che il medesimo provvedimento fissa in 304.951,95 euro nel 2011. Applausi. Bravo professore.
Ma su quanti dirigenti e in che misura si abbatterà la scure montiana? Ah saperlo. A oggi sul sito del governo, alla voce «trasparenza» si legge soltanto: «Si comunica che a fronte dell’insediamento del nuovo esecutivo e per le conseguenti esigenze di natura tecnico-organizzativa la sezione è in fase di ristrutturazione e di aggiornamento».
Insomma, Brunetta non poteva non accorgersi che il cosiddetto decreto Brunetta, quello che impone la trasparenza riguardo «ogni aspetto della vita amministrativa del ministero e, in particolare, la struttura organizzativa dell’Amministrazione (consulenze, curriculum vitae, retribuzioni)...», non venga rispettato da palazzo Chigi. Buio, quindi, anche per i dirigenti dei dipartimenti della presidenza del Consiglio, ossia dei ministeri senza portafoglio: Affari europei, Turismo e sport, Coesione territoriale, Cooperazione e integrazione, Rapporti con il Parlamento.
Insomma, Brunetta applaude il premier sul tetto agli stipendi: «Accolgo con favore l’iniziativa del presidente del Consiglio», anche se precisa: «Dobbiamo però ricordare, per amor di verità come questo provvedimento nasca in Parlamento grazie a una proposta presentata in Commissione Bilancio dal Pdl e dal Pd». Ma poi tira le orecchie al premier: rispetta la mia legge. Sull’interpellanza Brunetta dovrebbe aver risposta o già domani o all’inizio della settimana prossima.
A proposito di trasparenza, Monti continua a non rispettare quanto assicurò in conferenza stampa lo scorso 4 dicembre: pubblicheremo le dichiarazioni patrimoniali della compagine di governo. I dati ancora non si vedono ma in compenso Monti si rivedrà stasera in tv, ospite da Matrix.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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