La Moratti ai writer: "Facciamo un patto"

Il re dei graffitari «Bros» trasforma il suo processo in un caso destinato a fare scuola: "Dicano se la nostra è arte". Il Comune: "Per colpa sua spesi 65mila euro". Però il sindaco rilancia: "Noi diamo gli spazi, loro insegnino a non imbrattare la città"

I graffiti sono arte o spazzatura? O ancora, c’è differenza tra i murales di Bansky - forse il più famoso writer al mondo - e lo scarabocchio che imbratta un vagone della metropolitana? Insomma, esiste la «street art»? Domande su cui si è spaccata la politica milanese (memorabili le polemiche tra l’ex assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi e il vicesindaco Riccardo De Corato), e che ora finiscono in tribunale, investendo indirettamente i giudici che dovranno emettere una sentenza a carico di «Bros», al secolo Daniele Nicolosi, a processo per imbrattamento.
Perché - è vero - Bros ha «firmato» alcuni edifici milanesi, e per qualcuno quelle firme non sono altro che immondizia da ripulire, con i costi che il servizio comporta. Nicolosi, però, ha anche esposto al Pac e a Palazzo Reale e - per dare un’idea - il ministro della Difesa Ignazio La Russa espone un suo lavoro nel salotto di casa. A uscire da questa terra di mezzo ci prova lo stesso writer. Ieri, al termine della prima udienza, il writer ha di fatto anticipato quello su cui finirà per esprimersi il tribunale quando, al termine del processo appena iniziato, verranno depositate le motivazioni della sentenza. Sia che si tratti di una condanna, sia che finisca con un’assoluzione. In ogni caso, infatti, il giudice dovrà addentrarsi nel merito delle contestazioni dell’accusa. Imbrattamento o forma d’arte? «Il paradosso - dice ora il 28enne - è che potrebbe essere un giudice a riconoscere la nostra arte, malgrado l’accanimento del Comune contro di noi». «In altre città, come Amsterdam - aggiunge - la street art viene valorizzata e si danno spazi agli artisti per lavorare». E poi, il paradosso. «Prima il Comune mi invita alla mostra, poi mi cita in Tribunale». A Milano, infatti, per Bros - come per altri performer - la vita è dura. Nicolosi, ad esempio, è accusato da Palazzo Marino di 17 episodi di «vandalismo»: graffiti su edifici privati (in un caso, però, il titolare ha rimesso la querela), sulle mura del carcere di San Vittore, sulla tettoia di una fermata del metrò e su altri palazzi del centro. E il Comune, in qualità di «ente danneggiato», si è costituito parte civile, chiedendo che gli venga riconosciuto un risarcimento in ragione delle spese (65mila euro) sostenute per ripulire la città dai lavori di Bros. Fabrizio de Pasquale, presidente dell’associazione nazionale antigraffiti, si augura che «i giudici applichino le leggi che ci sono, bisogna combattere questa piaga».
Nel frattempo il sindaco Letizia Moratti ospite ieri sera del programma di Antenna 3 «Forte e chiaro» diretto da Roberto Poletti, ha aperto al mondo dei graffitisti, stringendo con looro un patto assolutamente innovativo per la città. «Le faccio una proposta - ha detto a un writer ospite - scegliamo insieme zone della città dove sia lecito fare della street art, ma voi aiutateci a far capire ai ragazzini che imbrattare i muri non è una cosa positiva».

Non solo, la Moratti, che ha confessato di essere grande ammiratrice di Keith Haring e di Basquiat - è andata oltre: in via sperimentale affiderà a dei graffitisti affermati nell’ambiente la «tutela» di alcune strade. I wirter potranno disegnare sui muri, senza permettere ai ragazzini di «scarabocchiare».

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