Moratti conferma Mancini e non pensa a un’Inter italiana

Gian Piero Scevola

«Mancini rimane», parole e pensieri di Massimo Moratti che intende sgomberare ogni dubbio sul futuro del tecnico nerazzurro che ha ancora un anno di contratto, ma che voci maliziose davano sul piede di partenza dopo il flop in campionato e Champions e la costante incomunicabilità con Adriano. Ma anche sul deludente brasiliano arrivano parole d’incoraggiamento da parte di Moratti: «Dovrà far bene in queste ultime partite e dovrebbe restare con noi. E sono convinto che farà bene anche perchè adesso ci sono i mondiali alle porte. Ma anche con l’Inter non si tirerà indietro e darà il meglio».
Un Moratti buonista dunque che, a margine del Roadshow della Saras, ha pure escluso una futura quotazione in Borsa dell’Inter, come sta invece avvenendo per l’azienda di famiglia che debutterà in piazza Affari il 18 maggio: «L’Inter non si deve quotare proprio per i motivi opposti a quelli della Saras. Non riesco a capire come qualcuno possa diventare azionista di una squadra, poichè si tratta di un fatto emotivo e passionale». E sulla Juventus che negli ultimi tempi sta andando bene a piazza Affari, Moratti recita quasi un mea culpa: «Loro sono stati molto bravi nell’amministrare la società. E poi loro vincono...». Un’ammissione di responsabilità e di colpa, dunque, da parte del patron nerazzurro che, dimessosi da presidente il 18 gennaio 2004 proprio per non essere triturato dal sistema mediatico, tutte le volte che si trova davanti a microfoni, telecamere e taccuini aperti non riesce mai a dribblarli. E allora avanti, in un’altra delle sue quotidiane esternazioni che evidenziano soprattutto il grande amore per il costoso gioiello di famiglia, l’Inter appunto.
In previsione della riforma voluta dall’Uefa per tutelare i vivai e sulla possibilità che l’Inter abbia più giocatori italiani nella rosa, Moratti appare scettico: «Non sono così sicuro di poter “italianizzare” l’Inter perchè i giocatori italiani costano di più». Inevitabile un giudizio sulla Champions perduta dai nostri club.

«Quella di Parigi è una finale tra squadre che esprimono un buon calcio - conclude Moratti -. Un vero peccato però che le nostre siano uscite di scena e non ce l’abbiano fatta ad arrivare a Parigi, ma Barcellona e Arsenal in finale sono grandi squadre».

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