Moratti difende Leonardo. Anche dai tifosi

Magari è davvero finita. Allora questo è il modo migliore per chiudere l’avventura. Un colpo solo, alla testa, crollando per terra in un botto, senza tirarla per le lunghe, perché non c’è nulla di peggio di una triste agonia sfilacciata. Perdere tutto a San Siro contro lo Shalke 04 è roba da Inter. È troppo facile cadere sotto i colpi veloci e inafferrabili di Messi. Troppo cattivo, amaro, lasciarsi cannibalizzare dall’amore di Mourinho. Meglio perdere così, quando nessuno se lo aspetta, contro i deboli. Questa decisamente è un’uscita di scena da pazzi, dispettosi, nerazzurri.
Ma è proprio qui, in questa imprevedibilità, che c’è lo spazio per un folle filo di speranza. L’Inter è una squadra stanca, di nervi, di gamba e di testa. Basta vedere come Cambiasso vaga senza più radar o la crisi d’identità di Chivu e quel Maicon che è passato dall’alta velocità all’intercity. Se si guarda alla fatica davvero non ci sono speranze. Ma questo discorso pesa soprattutto in campionato. Lo scudetto in apparenza non è un’impresa disperata, cinque punti a sette partite dalla fine non sono nulla di straordinario. Solo che un’altra rincorsa, tutta in salita, ti spacca le gambe, ti toglie energia. La scommessa più difficile, per paradosso, è proprio quella italiana. Sette partite senza sbagliare sono da squadra quadrata, con le ossa e il fiato a posto. Non sono da pazzi.
Se proprio si deve scommette meglio farlo a Gelsenkirchen, a nord Reno, in Westfalia, nello spazio impossibile del Veltins-Arena. Può l’Inter andare in Germania e battere lo Schalke quattro a zero? È un sogno. È una follia. Ma è da Inter. È come il triplete, come resistere in dieci uomini in un sol muro agli assalti da mosca nel bicchiere del Barcellona. In una partita sola tutto può succedere. La notte può cancellare la fatica e aprire le braccia ai miracoli. Sognare non è peccato. E allora immaginate. Milito che torna a buttare palle oltre la porta in pensieri, parole, opere e omissioni. Tirando di collo, di tacco, di punta, svirgolando, cadendo, sgommando esattamente come faceva un anno fa. Stankovic segna ancora da 50 metri al volo.

Lucio rimette il lucchetto alla difesa e Sneijder la smette di giocare a tre palle cento lire con la speranza di far fuori il tipo con il laser e torna a segnare su punizione. E il quarto gol di Nagatomo, così il boato si sentirebbe fino in Giappone. Un finale da film hollywoodiano. The End.

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