da Milano
Questanno non sarà sul palco del 25 aprile. Questanno, perché le ultime due volte Letizia Moratti (nella foto) non ha avuto nessuna paura di affrontare i fischi e gli insulti. Nel 2006 era ancora ministro e candidato sindaco di Milano. Scese in piazza con il padre. Anziano, in carrozzina, ex partigiano bianco, eroe della Resistenza a fianco di Edgardo Sogno. La colpa? Di non essere stato rosso. Di non aver combattuto per sostituire Benito Mussolini con la feroce dittatura del comunismo sovietico. Unonta scontata anche dalla figlia. Furono offese e frasi oscene. Irripetibili. Alla faccia della libertà e della democrazia. Non andò meglio lanno scorso con la fascia tricolore di sindaco. Di Milano, città medaglia doro della Resistenza. La canea urlante coprì di sibili e urla le sue parole dal palco di piazza Duomo. I colonnelli della sinistra a condannare, a prendere le distanze. A scaricare (comodo) sui centri sociali, sui soliti estremisti. Davanti i pugni chiusi e le bandiere rosse di fronte alle quali lex sindaco Gabriele Albertini non aveva mai voluto subire lonta dellinsulto. «Non ci sarò né venerdì, né il Primo maggio perché non sarò in città» declina linvito questa volta la Moratti. Ma nessuna polemica. «Certamente - assicura - la giunta sarà rappresentata». LAssociazione nazionale partigiani? «Lho incontrata qualche settimana fa». LAnpi incassa.
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