Cronaca locale

La Moratti giura fedeltà a Milano: «Candidarmi? Assolutamente no»

Formigoni: «Lascerò la Regione se avrò garanzie» Chiede un ministero «pesante» o il ruolo di Letta

nostro inviato a New York
«Candidarmi alle prossime elezioni? Ma nemmeno per sogno». E se le chiedessero di fare il ministro? «Assolutamente no. Non ho nessuna intenzione di lasciare un lavoro a metà». Il lavoro è quello di sindaco a Milano e a non aver dubbi è Letizia Moratti al suo secondo giorno all’Onu dove è stata invitata dal presidente dell’Assemblea generale Srgjan Kerim e dal segretario generale Ban Ki-Moon per parlare di lotta all’inquinamento e cambiamenti del clima. Anzi più che giorno, mezza giornata perché a ora di pranzo da New York è partito il volo per Washington dove il sindaco è atteso per firmare un accordo con la Banca interamericana di sviluppo.
«Certo - aggiunge - sarebbe proprio un delitto andarsene adesso che Milano è al centro dell’attenzione di tutto il mondo». La notizia del ticket o Ecopass, anche se lei continua a ripetere che quella è solo una delle tante misure prese per combattere l’inquinamento, ha corso veloce. Prima i giornali di mezzo mondo, poi i complimenti del premio Nobel per la pace Al Gore, e lunedì addirittura la notizia che anche il sindaco Michael Bloomberg copierà a New York il pedaggio d’ingresso in città. Un tema che si intreccia sempre più con la candidatura all’Expo del 2015. «Inevitabile, visti gli argomenti che abbiamo scelto - ricorda -. Abbiamo il dovere di aiutare i Paesi in via di sviluppo a creare un progresso sostenibile, a lavorare con energie rinnovabili». Ed è allora altrettanto chiaro che se Milano dovesse battere la turca Smirne, l’appuntamento non sarebbe al 2015, ma per il giorno dopo. «Per noi l’Expo comincerà subito e durerà sette anni. Non c’è proprio tempo da perdere, questi giorni alle Nazioni Unite hanno dimostrato che tutto il mondo è alla ricerca di esempi positivi». Fatti e non parole.
«Ed Expo a Milano sarà lo strumento per sviluppare il progetto». Anzi i progetti. Come quello condiviso con la Banca interamericana che prevede un milione di euro di investimenti nella sicurezza alimentare, 5,5 milioni per le biodiversità e le catastrofi naturali e 10 milioni di euro per le rimesse degli immigrati. Incentivi per aiutarli ad aprire imprese e formare capitale umano nei Paesi d’origine. Beneficiari, questa volta, l’America latina e i Paesi dei Caraibi. Come andrà a finire il 31 marzo a Parigi? Ottimista? «Io lavoro sempre. Fino all’ultimo giorno». Anche se le tappe in Australia, Dubai e Corea per convincere altri governi a votare l’Italia sono saltate. «C’è il tavolo del governo per Malpensa - sospira -. Bisogna salvarla, c’è da fare a Milano». E per Milano. Città forse più internazionale e stimata all’estero che in Italia.

Sarà che nessuno è profeta in patria.

Commenti