Moratti: «Mai visto uno così Vale una finale europea»

«Domenica c’è in gioco qualcosa in più del solito». Soltanto Mancini è prudente. E il presidente spegne il caso Materazzi. Mistero Ibra

Adesso il cerino è rimasto nelle mani del Milan. L’anno scorso l’Inter vinceva il campionato e il Milan vinceva la Champions ed era tutto un solfeggiare, gigioneggiare, ironizzare sull’importanza di una finale di Champions. Ora l’Inter è ad un passo dallo scudetto e il Milan arranca per acchiappare un posto in coppa. E Moratti lancia il siluro. «Stavolta il derby somiglia ad una finale di Champions. Ha un valore leggermente superiore rispetto al solito, le squadre giocano per raggiungere un obiettivo importante. Conta il traguardo, non la sfida».
Comincia così la guerra di posizione, il sottile inzigare da una sponda all’altra, chi la vede da sinistra e chi da destra. Ma, finalmente, la tanto abusata dizione «derby scudetto», un’idea che ha rispecchiato più fantasia che realtà, stavolta è concreta quanto mai. Ed allora c’è chi critica la mano di velluto di Mancini («Meglio vincerlo davanti al nostro pubblico») o chi, leggi Moratti, sostiene il contrario. «Bisogna essere pratici, giocare per raggiungere subito il risultato e far bene. Chiuso». Sarà un caso se presidente e tecnico non riescono mai a pensarla nello stesso modo? C’è chi non vede l’ora di rifilare finalmente uno sberleffo al Milan (successo e scudetto), dopo averne subiti tanti. E chi firmerebbe per il titolo, senza preoccuparsi del risultato.
Vero, questa settimana sarà tutto uno sfogliare di petali. Vincere derby e scudetto potrebbe attenuare la delusione Champions. Non le tensioni dietro le quinte. Ieri Moratti ci ha provato. «Guardando com’è il campionato, mi va bene vincere lo scudetto. La Champions sarà per un altro anno. Ora sarei grato alla squadra di aver fatto un campionato serio e con molta tenacia. Gli infortuni subiti ci hanno impedito di avere un rendimento costante in coppa e campionato. Per esempio, la difesa è stata davvero colpita».
Sembra il tirar di conto di una stagione. Anche se tutti fanno gli scongiuri. Tensione sotto pelle, timore dell’ultimo sgambetto. All’Inter basta vincere solo una partita, questa o la prossima, per aver garanzia dello scudetto sicuro. Ma la sofferenza va gustata fino in fondo. Dimenticando altro tipo di tensioni.
Domenica sera Mancini ha lasciato galleggiare una frase («sono stanco») ad interpretazione libera. Moratti l’ha risolta ad evitare polemiche fino al termine del campionato. «Era una stanchezza fisica, Mancini urla per tutta la partita, sono gare di tensione, cercare di vincere un campionato significa aver una forte tensione da trasmettere ai giocatori. Ma alla fine era contento».


E così s’ammoscia tutto: la rabbia di Materazzi («Mancini lo stima e gli vuol bene»), il mercato («stiamo facendo poco, sto pensando solo al campionato»), il caso Ibrahimovic, assente a tempo indeterminato. Resta solo il derby e l’unica indiscutibile verità. «Come questo non ce n’è nessuno».

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