Moratti non sta a casa e i segretari della Cgil non salgono sul palco

Forfeit dei dirigenti del sindacato rosso che si rifiutano di sfilare accanto al ministro contestato anche il 25 aprile

Gianandrea Zagato

da Milano

Nerina Benuzzi e Antonio Lareno disertano il Primo Maggio. Lo stesso fanno Franco Arrigoni e Maria Sciancati. Idem Luigi Soresini, Enzo Esmeraldi e Enzo Moriello. Anche Lella Brambilla sceglie di non stare sul palco ufficiale. Defezioni che spaccano la Cgil: infatti, si tratta di segretari confederali, di numeri uno dei metalmeccanici e degli insegnanti che, stamani, non saranno né sul palco della manifestazione sindacale né alla testa del corteo.
«O noi o Letizia Moratti, o noi o il candidato sindaco del centrodestra» è il leit motiv dello strappo, della contestazione che segue lo sbeffeggiamento pubblico firmato dall’aspirante sindaco del centrosinistra Bruno Ferrante, «la Moratti è una padrona, che c’entra con i lavoratori?». Proteste e domandine tranchant che non smuovono Onorio Rosati, che non gli fanno fare un passo indietro: il segretario generale della Cgil ambrosiana riconferma l’invito formale fatto a Letizia Moratti anche a nome dei suoi colleghi di Cisl e Uil: la presenza del candidato sindaco della Casa delle libertà non si discute, non si tocca. Anzi, dalla Camera del Lavoro ribadisce che «saremo sicuramente in grado di impedire qualsiasi inconveniente» come le aggressioni fisiche e verbali registrate alla manifestazione del 25 aprile. Messaggio che vuol essere «un buon segnale per la Milano del lavoro, e per la città in generale».
Posizione che via e-mail scatena dolorosi mal di pancia nel sindacato di Guglielmo Epifani, con tanto di minacce di strappare le tessere 2006, quelle del centenario cigiellino dove si offrono «sconti, condizioni vantaggiose e assistenza fiscale». «Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori, una ricorrenza di parte e non ci risulta che Letizia Moratti abbia mai scelto di condividere le richieste dei lavoratori» sostengono i segretari generali della Fiom, Arrigoni e Sciancati, mentre quello della Funzione pubblica, Moriello, aggiunge che «le contestazioni subite dalla Moratti il 25 aprile possono essere considerate sbagliate e inopportune, ma non possono determinarne la sua presenza da protagonista nella festa del lavoro».
Valutazioni sull’«inopportunità» dell’invito fatto a Letizia Moratti sottoscritte pure da Lella Brambilla, segretaria regionale della Funzione pubblica-Cgil - «è un ministro del governo di centrodestra contro la quale più volte i lavoratori della scuola sono scesi in piazza» -, e dal duo Benuzzi-Lareno, «la dottoressa Moratti è a tutti gli effetti controparte contrattuale del mondo della scuola e della confederazione». Lettura, quest’ultima, dei due membri della segreteria della Camera del Lavoro più vicini a Rifondazione, sottoscritta senza esitazioni dai duri e puri della Cgil-Scuola, «quest’invito non era da fare: scelta inopportuna perché il ministro, in questi anni, ha pervicacemente mortificato la qualità del lavoro nella scuola». Disapprovazione che si traduce nello sfilare senza striscione.
E mentre la Cisl tenta di smorzare, «evitiamo strumentalizzazioni politiche», e la Uil garantisce che «il Primo Maggio è di tutti e, quindi, la partecipazione di Letizia Moratti non ci imbarazza», l’ex segretario della Camera del Lavoro, l’europarlamentare ds Antonio Panzeri, affronta lo strappo col buonsenso: «Occorre maturità politica, buona educazione e stile ovvero se la Moratti è stata invitata, ed è stato giusto invitarla, bisogna accoglierla con rispetto e niente fischi». Richiesta prontamente respinta al mittente da Retescuola, «noi ci saremo e porteremo mille fischietti anti-Moratti».

Come quello che Giorgio Cremaschi della Fiom-Cgil utilizzerà alla Mayday parade dei centri sociali: il corteo alternativo al Primo Maggio confederale, dove confluiranno i cigiellini supporter di Ferrante che non vogliono «riparare» alle intemperanze del 25 aprile e che, Letizia Moratti, non la vogliono vedere nemmeno in fotografia.

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