Giannino della Frattina
La Rai a Milano? «Deve essere rafforzata». Il tunnel sotto i Bastioni? «Da fare assolutamente». Il rilancio della città? «Dimentichiamo i partiti e diamo voce alla società civile». Il traffico? «Serve un piano integrato tra Comune, Provincia e Regione». Dopo la televisione, la radio. Prosegue il tour mediatico di Letizia Moratti, candidata del centrodestra alla poltrona di sindaco. Ieri un altro velo tolto al dopo Albertini, al futuro che aspetta i milanesi allapertura delle urne a fine maggio. Gli studi, questa volta, sono quelli di Radio Lombardia (Fm 100.3), lo spazio è la Zona Franca condotta da Luca Levati che andrà in onda questa mattina alle 10,40. Unoretta di conversazione durante la quale la lady ministra continua a rivelare tessere del programma in via di definizione e che sarà presentato ufficialmente soltanto dopo le elezioni politiche. E, tanto per cominciare, si scopre che la Moratti non è lenta, ma che le piace il rock. Una sorpresa scoprire che dovendo scegliere una canzone punta su Smile di Michael Jackson. Chissà cosa ne penserà il «molleggiato» Adriano Celentano che con Gabriele Albertini ha intrattenuto rapporti fin troppo ruvidi.
Caldo, ovviamente, il tema Rai con il suo spostamento a Milano che assomiglia sempre più a una chimera. E la Moratti annuncia linvio di una lettera al presidente del «carrozzone» pubblico Claudio Petruccioli. «Milano nella Rai deve sicuramente avere un ruolo di maggior prestigio», spiega lei che ne è stata alla guida. «Per questo chiedo a Petruccioli di rafforzarne e non di diminuirne il peso. È possibile, io da presidente avevo fatto incrementare tutti i poli decentrati. La Rai non può essere romanocentrica. Con ovviamente tutto il rispetto per Roma. Milano può e deve recitare una parte importante nellambito delleditoria e anche della televisione. Darebbe anche possibilità a tanti giovani di avere più spazio e più opportunità di occupazione in un settore trainante».
Dalla Rai al traffico. Con la benedizione al tunnel sotto i Bastioni. I quasi 34 chilometri di gallerie che inghiottiranno 100mila auto al giorno, togliendo dalle strade del centro la metà del traffico e dallintera città il 10 per cento dellinquinamento. «É uno dei miei cento progetti». E sempre sul nemico pubblico numero uno dei milanesi aggiunge: «Per risolvere il problema del traffico non bisogna più pensare a una città chiusa entro i suoi confini. Serve un disegno comune con Provincia e Regione. Questo consentirebbe di avere tariffe integrate per chi viene a Milano per lavorare, si potrebbero pensare frequenze di mezzi e modalità di trasporto no-stop dalla periferia al centro in determinati orari della giornata per decongestionare le strade. A una politica che potenzi i mezzi pubblici e riduca le auto. Anche con parcheggi di corrispondenza alle stazioni periferiche del metrò. E poi i grandi marciapiedi che non servono a niente vanno ridotti o utilizzati in modo più intelligente con piste ciclabili o raccordi». Confermato lo stop alle multe. «La tolleranza zero va usata per reati più gravi che incidono maggiormente sulla qualità della vita delle persone. Nei miei progetti cè quello di trasformare gli ausiliari della sosta. Credo debbano essere impiegati per far scorrere il traffico». Restano il lavoro e il calcio alla politica dei politicanti. E anche qui sono pronte le ricette. «Sono a disposizione dei milanesi, non dei partiti. È la società civile che deve partecipare alla progettazione di Milano come città del futuro. Qui ci sono tante punte di eccellenza, ma sono troppo isolate. Serve una cabina di regia che liberi le risorse. In tutti i settori, culturale, scientifico, imprenditoriale».
Ma il pensiero non va solo a lavoro e fatturato. Ancora una volta la Moratti spiega come lo sviluppo non possa mai andare disgiunto dallappoggio ai più deboli. Virtù che da sempre sono nella storia e nel Dna dei milanesi. «Questa è una grande città - ripete ancora una volta - che ha sempre saputo coniugare capacità imprenditoriale e solidarietà. Cè un brano bellissimo di Indro Montanelli che ne La mia Milano parla di queste risorse. Si tratta solo di dar loro voce». Un legame, quello con la città, che sembra essere soprattutto personale. Quasi intimo.
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