Ora la solita cura Champions, ma sarà soltanto un antidolorifico. C’è un’Inter da ricostruire. Non è una novità. Ne ha preso atto perfino Moratti, non voleva arrendersi a un declino così rapido e, soprattutto, al dover accettare le ragioni dettate dalla razionalità più che dal cuore.
Per il vero glielo aveva detto anche Rafa Benitez, ma non gli ha creduto. Ci sono voluti quattro allenatori diversi in 18 mesi per scontrarsi con la faccia peggiore della storia interista degli ultimi nove anni, diciamo dalla beffa scudetto del 5 maggio in poi, memorie di calciopoli comprese. Oggi l’Inter non parla più di scudetto, lo ha promesso Ranieri, ma nemmeno può guardare alla zona Champions: troppi scalini da salire. Gli altri corrono troppo forte, in classifica e sul campo. E l’Inter arranca. Non può nutrirsi solo di alibi. Ora, più che mai, deve stare attenta a chi le resta dietro. Ci vuol nulla per scivolare ancora.
É più facile cambiare allenatori piuttosto che molti giocatori. Ecco, Moratti non sa più che fare. Non può licenziare ancora un tecnico, salvo debacles clamorose. Il summit di sabato a San Siro, prima con Branca, poi anche con Ranieri per una decina di minuti, serviva a sentir la febbre della situazione: riflessioni su errori (sostituzioni sbagliate) ed omissioni dell’allenatore, ma anche sui problemi della squadra.
Facilmente inquadrabili: gente stremata fisicamente, usurata nei muscoli, giovani ancora acerbi, acquisti che non rendono per quanto richiesto (eppure a Roma tutti conoscevano i limiti di Zarate), difensori da riciclare, la crisi dei cannonieri. L’Inter ha sempre segnato gol nell’era Ranieri, tranne contro il Napoli ed ora con l’Udinese. La squadra ha sempre perso nelle partite di cartello (solo un pari con la Roma): non è da Inter, non è da grande. Pazzini e Milito non hanno ancora realizzato in campionato a San Siro e fuori casa sono fermi da settembre. Poi il Paz ha regalato la comica sul rigore: fotografia di un anno no. «Gli ho detto di non disperarsi, Terry ha perso una Champions League per una scivolata del genere. Magari Giampaolo non dormirà un paio di notti ma deve stare tranquillo», ha raccontato Ranieri. Bastasse per risollevare anche l’Inter!
No, meglio prender atto della dissoluzione di qualche giocatore (Milito è un fantasma). Sneijder continua a perder colpi fisici. Ranieri garantisce sul ritorno in tempi brevi: sabato contro la Fiorentina o nella partita successiva. Ma l’interessato sta progettando un futuro diverso. Vuol andarsene a gennaio. Lo ha fatto sapere alla società e l’Inter sarebbe disposta a cederlo: questioni di danaro ma pure di convenienza. Però Sneijder è difficilmente cedibile: il suo ingaggio vale 7 milioni netti all’anno. Si sono proposti Malaga e squadre arabe: non gradite.
Dici: via Sneijder, l’Inter rischia il peggio. Non è detto. Moratti è conscio di dover acquistare giocatori, ma i conti piangono. Nei mesi scorsi è andato in giro per il mondo, nel caso qualcuno volesse credere al brand nerazzurro e impiegarci un po’ di risorse. Lo ha raccontato all’assemblea dei soci. Sabato ha smentito di voler cedere la società, nonostante i problemi della Saras, ma non ha smentito l’interesse per capitali freschi. In realtà il patron non vuol lasciare l’Inter, ma si è stancato di spendere montagne di danaro. Però chi è disposto a servirgli un aiuto economico e restare nell’ombra? Il presidente deve riassestare il bilancio in vista del fair play finanziario, dovrà ripensare la campagna di gennaio. Ranieri, uscito tranquillo dal summit con Moratti, ha dettato il nuovo orizzonte: «Senza piangerci addosso dobbiamo lottare e a fine anno vediamo cosa riusciamo a fare. Meglio stare zitti e lavorare. Se ci allontaniamo dallo scudetto, ci sono altri obbiettivi: dobbiamo cercare di avvicinarci».
Ma oggi l’Inter non sa più riconoscersi: chi sono, dove vado, cosa faccio? Ranieri finge di credere ai giovani e si aggrappa disperatamente ai vecchi. Prova Coutinho eppoi se lo dimentica. Infila Castaignos, lo riempie di elogi e lo rimolla in panchina. Ha riscoperto per caso Alvarez (doveva andare in tribuna contro il Cagliari) e se lo è giocato malamente, dopo avergli ritagliato un ruolo sulla destra. «Benedetto ragazzo, va sempre indietro, non punta dritto: devo metterglielo in testa», ha spiegato. Forse dimenticando di avergli complicato la vita. Ha ringraziato i giovani per qualche gol salvavita. Ma è andato in confusione nelle ultime sfide: partito con una formazione, ha invertito la rotta nel secondo tempo. Ora aspetta Maicon, Sneijder e Forlan: è l’ultimo alibi.
Eppure basterebbe acquistare tre giocatori importanti, qualcuno che corra e ringraziare la vecchia guardia. Finora l’Inter si è sbarazzata di quelli che servivano (Balotelli ed Eto’o, per dimenticare Ibrahimovic). Deve solo invertire rotta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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