Lo avevano battezzato un simpatico perdente di successo, lo hanno scoperto uno straordinario calcolatore vincente. Basterebbe fargli i conti in tasca, al ritorno dal trionfo di Madrid, per completare la contabilità di questa stagione stratosferica che non è solo arricchita dalla magica tripletta, primo club italiano a conquistare i tre titoli in palio. Prendete per esempio la clausola applicata alla rescissione unilaterale di Mourinho, un anno fa di questi tempi quando il portoghese utilizzò un improbabile interesse del Real per reclamare un «rinforzino» allo stipendio portato a 8 milioni di euro. «È stato Josè a chiederci di accreditare una cifra maggiore» la recente rivelazione di Massimo Moratti.
Il conto è presto fatto: se la penale è di 16 milioni (ma a Madrid sostengono che il portoghese riuscirà a ottenere uno sconto), l’Inter avrà di fatto usufruito del gran lavoro del profeta di Setubal a titolo gratuito, recuperando i due anni di stipendio. Ma questa è solo la ciliegina: è la torta che conta, nel nostro caso. E la torta, allestita da Branca nell’estate scorsa, è un altro capolavoro di abilità e di scelte tecniche ispirate. Per esempio la cessione di Ibrahimovic al Barcellona in cambio di Eto’o più conguaglio (43 milioni) con cui fare il resto della fortunata spesa, da Milito a Thiago Motta, da Lucio a Sneijder, per tacere dei due rinforzi di gennaio, Mariga e Pandev entrato a pieno titolo nello schieramento decisivo a Londra, come a Barcellona e Madrid. E persino sul premio da garantire alla truppa, non c’è alcun obbligo scritto, concordato: la cifra da spendere è di circa 600 mila euro complessivi per i tre trofei, ampiamente ripagati dall’incasso della Champions, circa 100 milioni tra quote diritti tv, incassi al botteghino e sponsor.
Perciò l’ultimo Moratti è tornato da Madrid senza rimorsi né rimpianti per la partenza di Josè, con il quale si è incontrato ieri sera a cena. Mourinho non si è sbilanciato: «Mi ha fatto piacere mangiare a casa del mio presidente». Quest’ultimo ha raccontato di aver «passato in rassegna quello che abbiamo realizzato in due anni di lavoro». Ma i due hanno discusso dell’addio del tecnico. «C’è sempre speranza di recuperare il sì ma bisogna anche rispettare le volontà di chi magari pensa di aver esaurito il proprio compito» aveva chiosato il presidente Moratti, prima del faccia a faccia. Dopo aver visto Mourinho, ha dichiarato: «L’atteggiamento del tecnico era quello di una persona che pensa di andare al Real Madrid. C’è una clausola, ne discuteremo con loro», spostando così l’obiettivo dal tecnico alla società spagnola. E alla domanda secca sulla conclusione del rapporto lavorativo ha risposto: «Penso proprio di sì». Meglio allora che si consumi in fretta il pellegrinaggio di tifosi alla villa di Como, occupata dalla famiglia Mourinho. Non c’è nessuno che possa aprire e far cambiare idea all’ex inquilino. Piuttosto è sulla scelta del successore che adesso Moratti sarà ancora misurato. Sinisa Mihajlovic (che ieri ha dato l’addio sul web ai tifosi del Catania) è la dichiarata carta di riserva: anche la Fiorentina aspetta le decisioni maturate a Milano, interessata ad eventuale negoziato con l’attuale tecnico del Catania.
Ma l’Inter è alla ricerca di un altro grande esponente del panorama europeo: Guus Hiddink. Il tecnico olandese si è promesso alla nazionale della Turchia e dovrebbe perciò essere sciolto. Hiddink è il primo nome suggerito dallo stesso Mourinho all’Inter. Non è una trattativa semplice: c’è bisogno di grande diplomazia oltre che di tempo per convincere i dirigenti di quella federcalcio e magari di mezzo c’è anche la rivalità per la candidatura di euro 2016 con cui fare i conti. Il nome di Capello è stato cancellato dall’agenda personale di Moratti, non certo per disistima. Bisognerà allora attendere l’esito della missione esplorativa presso Hiddink, prima di definire l’identità del nuovo tecnico.
Nel frattempo sempre Moratti è pronto a godersi i riconoscimenti pubblici: Petrucci («l’Inter continuerà a vincere senza Mourinho»), Abete («è una bella iniezione di fiducia per il nostro calcio»), Fedele Confalonieri («ho gufato ma ha vinto meritatamente e giocando alla Helenio Herrera») i messaggi simbolici. Stritolato dall’affetto del popolo interista, anche ieri arrivato sotto il suo ufficio. «È bene che la gente festeggi.
Conta anche per Milano, come rilancio della città in termini internazionali» il riferimento al prossimo Expo. Una sola nuvoletta ha attraversato il cielo dell’Inter campione d’Europa. Quella frase di Diego Milito, con la coppa in mano. Cambiasso, sul volo di ritorno, lo ha redarguito a dovere. Ma l’Inter non ha perdonato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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