Ormai non è più una sorpresa. E qualcuno comincia già a pensare che forse è un peccato, che era più bello stupirsi. Altro che dark side della ministra. Letizia Moratti mostra la sua faccia più femminile. Tanto che vien da pensare che forse lady di ferro non è mai stata e che magari a qualcuno conveniva disegnarla così. Lei, invece, è un'altra volta e dolce, sorridente, addirittura fin troppo paziente con i militanti di Forza Italia che le si buttano addosso. Chiedono una foto, un autografo, di lasciarsi veder da vicino, mica alla tivù. Qualcuno anche di mettere già a posto qualcosa che non va nella via sottocasa. Dà di gomito anche qualche consigliere comunale o provinciale ansioso di presentarsi a quello che già dopo pochi giorni dalla prima uscita appare a molti come un candidato vincente. Tutti si aspettano un gesto d'impazienza. Magari un cenno alle guardie del corpo. E invece niente. Niente di niente. Una parola per tutti, una mano tesa. Un minuto per ascoltare, un'altro per rispondere alle domande, solite e un po' petulanti, dei soliti e un po' petulanti giornalisti. Ce ne saranno tante di giornate così da qui a maggio. Ma Letizia Moratti, nella sua lunga pausa di riflessione, sembra aver messo in conto anche questo. Ed esser arrivata preparata allo stress da candidato. Ne parlava già Cicerone in uno spassosissimo e ironico manuale da campagna elettorale (il Commentariolum petitionis). Sono passati gli anni, anzi i secoli, ma nulla sembra esser cambiato. Stessi tipi umani, stesse debolezze, stessi tic e nevrosi.
Ieri sera, dunque, gli auguri di Natale in viale Monza, quartier generale di Forza Italia. Partito consanguineo e, quindi, forse per cortesia lasciato per ultimo nella rassegna alle forze della coalizione di «centrodestra». Finiti i partiti toccherà alle istituzioni. Già in calendario per questa mattina la visita al governatore Roberto Formigoni. «Un’oretta di lavoro sui temi caldi della Regione e della città di Milano - anticipa lo staff -. Poi gli auguri e l’impegno a rivedersi subito dopo le vacanze». Fuori Formigoni, toccherà a Filippo Penati, presidente diesse della Provincia. «Stiamo preparando l’incontro istituzionale con il presidente Penati - conferma con tono molto manageriale la ministra -. Parleremo di tutti i problemi che interessano i rapporti tra la Provincia e la città». Semplice. Che c’entra, sembra voler dire, se l’hanno eletto nel centrosinistra? Poi toccherà anche a Gabriele Albertini («L’ho già contattato, siamo d’accordo»).
Intorno a lei ci sono tutti i colonelli azzurri. «Milano - la accoglie la coordinatrice regionale Mariastella Gelmini -, non si lascerà scappare l’occasione di eleggere il primo sindaco donna». La solidarietà di genere è già scattata. «Altro che quote rosa, qui presto bisognerà fare le quote azzurre», scherza Maurizio Lupi. Deputato, ex «assessore intelligente» nella prima giunta Albertini e nell’occasione vera e propria ombra della Moratti. Tanto che le indiscrezioni che lo vorrebbero già seduto sulla poltrona da vicesindaco sembrano essere ormai ben più che delle voci. «Milano ha bisogno di un nuovo rilancio - si fa sotto l’eurodeputato e coordinatore provinciale Guido Podestà -. E la Moratti può rilanciare Milano».
Lei ascolta, poi parla. «Ci sono due punti - parte ispirata -, due valori che ci accomunano e che dovranno essere il nostro punto di riferimento per la campagna elettorale: la libertà e la responsabilità. La libertà della persona e del cittadino, ma sempre coniugata alla sua responsabilità. Noi siamo una forza che punta alla modernizzazione del Paese, vogliamo creare ricchezza e benessere, ma senza dimenticare la solidarietà. Tutto questo va messo anche al servizio di chi ha più bisogno. E questo è un binomio che Milano conosce bene». Poi le prime cifre. «Stiamo proseguendo la fase di ascolto. In pochi giorni, da mercoledì, al nostro sito internet sono già arrivati 600mila messaggi. Il che significa 600mila proposte dei cittadini.
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