La Moratti: "Troppi clandestini Ma non è una rivolta anti Stato"

Il sindaco: "In trent’anni siamo passati da 3mila extracomunitari a 400mila". E circoscrive la questione: "Nessuna emergenza, non sono le banlieue francesi". In Consiglio il Pd chiederà le dimissioni del vicesindaco De Corato e di Salvini

La Moratti: "Troppi clandestini 
Ma non è una rivolta anti Stato"

«No alla demagogia». Gli scontri di via Padova sono una cosa seria. «Su questi temi, non possiamo permetterci di fare campagna elettorale, dobbiamo pensare solo agli interessi dei cittadini». Avvertimento che il sindaco lancia sia all’opposizione che al Carroccio. Le violenze tra immigrati di sabato sera scatenano all’indomani lo scaricabarile politico, e il sindaco prova a frenare. Il Pd critica la gestione della sicurezza da parte del centrodestra e oggi in aula - presente anche Letizia Moratti - chiederà le dimissioni del vicesindaco Riccardo De Corato e del leghista Matteo Salvini, presidente della Commissione sicurezza. Ma proprio a lui, che a poche ore dalla rivolta già sollecitava controlli ed espulsioni casa per casa, piano per piano nei quartieri multietnici della città, il sindaco manda a dire che «non esiste un tutti dentro o tutti fuori». Letizia Moratti ieri mattina ha partecipato a un Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato nel giro di poche ore dal prefetto Gian Valerio Lombardi, che ha subito tentato di placare gli animi assicurando che si tratta «di un episodio singolo, non c’è una situazione di emergenza». Anche la Moratti segue la linea: «Niente a che vedere con gli episodi delle banlieue parigine, lì era una rivolta contro lo Stato, qui una rivalità tra bande sfociata in violenza». Ma certo, non nasconde la preoccupazione di un fenomeno di immigrazione che ha raggiunto livelli difficili da gestire ma che «deve essere controllato». I numeri parlano da soli, «negli anni Ottanta gli stranieri a Milano e provincia erano tremila, oggi sono oltre 400mila». I clandestina poi «sono cresciuti moltissimo, purtroppo anche grazie alla politica di immigrazione “facile“ e senza regole del centrosinistra. Il governo Prodi non volle seguire altri Paesi europei neanche nella richiesta di una moratoria di due anni per i nuovi entrati nell’Ue, come la Romania, e ci siamo trovati a gestire il fenomeno dei rom».
Ieri mattina ha sentito il premier Silvio Berlusconi, il sottosegretario Gianni Letta e il ministro all’Interno Roberto Maroni, «arriveranno già nei prossimi giorni più agenti, avevamo già concordato il rafforzamento delle forze dell’ordine e la Finanziaria 2010 ora ha sbloccato le assunzioni». Non parteciperà questa sera alla fiaccolata organizzata nel quartiere dal Pdl ma incontrerà nei prossimi giorni in via Padova i cittadini e i comitati («è il mio dovere»), per spiegare che «non li abbiamo lasciati soli, la linea dura del Comune va avanti da anni, si è tradotta in venti telecamere, due security point, presidi di polizia locale, forze dell’ordine», con il prefetto «sono allo studio anche altre misure di medio periodo, di legalità per chi non rispetta le nostre regole e contro i quali applichiamo la tolleranza zero, ma anche di accoglienza per chi invece vuole integrarsi. Certo, è più facile dire entrate tutti o andate via tutti». Con le nuove norme e il pacchetto sicurezza che ha introdotto anche il reato di clandestinità «comunque riusciremo a fare meglio». E anche gli italiani «devono avere comprensione verso i comportamenti degli immigrati».
Legalità e integrazione, è il refrain degli ultimi tre anni di amministrazione. La Moratti insiste sulla difficoltà di dover gestire «160 comunità etniche diverse», ma loda scelte come la quota massima del 30 per cento dei bambini stranieri in classe, fissata dal ministro all’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Quando c’è un numero di bimbi immigrati eccessivo - sostiene il sindaco - si fa del male sia a loro che faticano ad imparare che agli italiani che restano indietro».


Dopo la guerriglia tra bande, la lotta (verbale) si sposta in consiglio comunale: il Pd oggi chiederà formalmente le dimissioni del vicesindaco De Corato da assessore alla Sicurezza e di Salvini dalla guida della commissione, «gli episodi hanno dimostrato il fallimento delle loro scelte».

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