
Il luogo di per sé vale la visita perché il Martes, il Museo d'arte Sorlini di Cavalgese della Riviera, ospita 180 dipinti dedicati al Seicento e Settecento veneto con un interessante innesto di arte dell'Ottocento. Collezione privata nata sulle opere raccolte dall'imprenditore Luciano Sorlini, ha sempre più le caratteristiche di un museo aperto, anche per le nuove acquisizioni. A rendere ancora più prezioso l'appuntamento di questi tempi è la presenza di un dipinto mai esposto di Moretto da Brescia (1492 circa- 1554), «Il Redentore fanciullo tra le Tavole della Legge e la Croce», restaurato dal Martes e che sarà possibile ammirare fino all'8 giugno.
Prima del restauro, al quale è stata dedicata anche una monografia, la superficie del dipinto era inquinata da stratificazioni di materiali non originali. Sono state rimosse spesse vernici di precedenti interventi, ormai diventate scure, soprattutto colle, ed è stato rivisitato un restauro del 1980, insieme ad altri precedenti.
Adesso il Gesù bambino nelle vesti del Redentore può essere apprezzato come una delle opere della maturità di Alessandro Bonvicino, tra i grandi maestri della scuola bresciana e protagonista del Rinascimento veneto. La tela, che fa parte di una collezione privata, mostra tutte le migliori caratteristiche della pittura del Moretto, inclusa la sua sincera religiosità che, unita al talento, rende l'opera attraente oltre che interessante. Rimane poco meno di un mese per riuscire ad ammirare dal vero Gesù bambino nell'iconografia del Redentore del mondo, come spiega il globo terrestre in vetro su cui il Salvatore ancora bimbo poggia un braccio e una parte del manto rosa, mentre la mano destra è sollevata nell'atto di benedire. L'utilizzo della lacca rosa è particolare, perché Moretto vi ricorre molto, mostrando l'appartenenza alla scuola pittorica veneziana. La tela non ha un classicismo molto spinto come nelle opere giovanili, quando Moretto era definito il Raffaello bresciano, piuttosto l'anatomia, con il bambino paffuto, ricorda Giulio Romano.
Racconta il conservatore Stefano Lusardi: «Il velo posto sulle Tavole della Legge sottolinea la necessità di svelare la Scrittura. Un tratto di naturalismo lombardo è l'edera sulla Croce. Si capisce che è stato dipinto per essere visto da sotto in su, con una pennellata molto larga ma raffinata. Moretto sviluppa alcuni temi iconografici dedicati all'Eucaristia e la rappresentazione di un Cristo fanciullo non è un unicum nella sua produzione. Si tratta della parte apicale di una pala importante alla quale non siamo riusciti ad attribuire una collocazione originaria. È molto probabile che sotto vi fossero almeno due santi o comunque una composizione più ampia».
La tela era ignota ed è stata riscoperta nel 2017 da Alessandro Martoni, autore del quaderno monografico che sarà presentato il 23 maggio alle 21 al Martes.
Come conclude Stefano Sorlini, presidente della Fondazione, «il museo non è solo custode di bellezza, ma anche luogo attivo di ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio. Per noi è un anno molto speciale, che celebra il centenario della nascita di Luciano Sorlini, nostro fondatore».