MilanoCome è possibile dimenticarsi, durante una delicata operazione chirurgica, di piazzare il sondino drenante? E non accorgersi della omissione neanche dopo, quando la paziente inizia a stare male? E perseverare nellerrore fino alle conseguenze più tragiche, la morte della degente per soffocamento? É quello che si è chiesto il pubblico ministero Maurizio Ascione indagando sulla denuncia sporta dai familiari di una giovane donna milanese, deceduta nella clinica Humanitas di Rozzano. Ma le indagini del pm non hanno trovato nessuna giustificazione possibile per loperato dei quattro medici che si occuparono della donna. E così ieri la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei quattro professionisti per omicidio colposo. La vittima aveva ventisette anni, e la sua agonia fu lunga e dolorosa. La donna, oltretutto, capiì perfettamente quanto stava accadendo, tanto che telefonò al fidanzato nel cuore della notte: «Vieni, sto morendo». Gli unici a non rendersi conto della situazione furono i sanitari. La richiesta di rinvio a giudizio mette in stato daccusa la lunga serie di imperizie e superficialità ed errori che costellarono dallinizio alla fine il calvario della paziente.
Lunica diagnosi giusta fu la prima: alla giovane, che si era presentata nella clinica con forti dolori addominali, venne correttamente riscontrato un tumore allo stomaco, e correttamente si decise di procedere alla gastrectomia totale. Ma i medici durante lintervento omisero di posizionare allaltezza dellesofago il sondino che durante loperazione avrebbe drenato allesterno le secrezioni salivari e la bile e soprattutto nella fase post operatoria avrebbe permesso alla paziente di nutrirsi e deglutire.
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