
da Venezia
Tra dieci giorni avrebbe dovuto presentare a Venezia la sua Biennale d'Arte, la prima firmata da una donna africana, e invece Koyo Kouoh è morta improvvisamente ieri, a soli 57 anni, lasciando tutti sgomenti. A poche ore dalla cerimonia di premiazione dei Leoni per la Biennale Architettura appena aperta al pubblico (Oro al Padiglione del Bahrain, menzione speciale a quelli della Gran Bretagna e della Santa Sede, oltre all'Oro alla carriera a Donna Haraway e alla memoria a Italo Rota), in un clima di entusiasmo per questa edizione firmata da Carlo Ratti, è arrivata la nota ufficiale di Ca' Giustinian: «La Biennale di Venezia apprende con profondo dolore e sgomento la notizia della improvvisa e prematura scomparsa di Koyo Kouoh, curatrice della 61. Esposizione Internazionale d'Arte, che inaugurerà il prossimo 9 maggio 2026. Nominata a dicembre 2024 dal Cda della Biennale, ha lavorato con passione, rigore e visione dalla realizzazione della Biennale, la cui presentazione del titolo e del tema avrebbe dovuto svolgersi il 20 maggio. La sua scomparsa lascia un vuoto immenso nel mondo dell'arte contemporanea e nella comunità internazionale di artisti, curatori e studiosi che hanno apprezzato il suo straordinario impegno intellettuale e umano». «Grandi erano le aspettative per quello che con la sua passione, conoscenza e professionalità avrebbe saputo offrire nell'allestimento di uno dei maggiori eventi per l'arte a livello globale», ha dichiarato il ministro della Cultura Alessandro Giuli.
Definita dal New York Times «tra i preminenti curatori africani» e inserita più volte da ArtReview nella lista delle cento persone più influenti nel mondo dell'arte, Kouoh era nata in Camerun e aveva alle spalle solidi studi tra Svizzera e Francia in management della cultura. Poliglotta (parlava francese, tedesco, inglese e italiano), sempre in viaggio tra Africa e Europa, Kouoh dal 2019 era a capo dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa a Città del Capo, in Sudafrica. Aveva affinato la sua curatela attenta alla creatività africana, alla diaspora, al femminismo e alla rappresentazione delle minoranze - a Dakar, in Senegal, dove era stata fondatrice dell'innovativo centro culturale Raw Material Company.
«Gli artisti sono i visionari e gli scienziati sociali che ci permettono di riflettere in modi che solo questa professione consente», aveva detto a margine della sua nomina alla direzione della Biennale Arte; e alte erano le aspettative sul suo progetto curatoriale.A meno di un anno dall'apertura al pubblico della Biennale Arte, non sarà facile trovare un sostituto e per ora da Ca' Giustinian non trapelano dettagli su come si intenderà procedere.
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