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Morte e horror: è l’invasione aliena di Spielberg

Ecco la nuova Guerra dei mondi. Tra l'horror e i dilemmi morali arriva Falling skies la serie di fantascienza firmata dal papà di Salvate il soldato Ryan. E sembra davvero di finire in trincea

Morte e horror: è l’invasione aliena di Spielberg

Il «prima» non si vede. È tutto nei disegni dei bambini, i piccoli profughi spaventati a cui si cerca di far fare comunque un po’ di scuola. D’improvviso, grandi navi spaziali nel cielo, e la corrente elettrica che salta in tutto il mondo. Poi l’attacco. Non una vera guerra, perché il divario tecnologico, e la sorpresa, non hanno dato agli umani la minima possibilità di reazione. Ecco allora mani infantili tracciare su fogli stropicciati le case in fiamme, le strane bombe che emettono un lampo di energia bluastro e annichiliscono tutti, ecco il colore dei pastelli macchiato dalle lacrime nel disegnare i corpi dei genitori morti. Ecco, allora, la voce della “maestra” che spiega: «È giusto parlarne, non ci si può portare tutto dentro, è giusto piangere...».
Inizia così Falling Skies la nuova serie fantascientifica prodotta da Steven Spielberg che sarà trasmessa su Fox (canale 111 della piattaforma Sky) dal 5 luglio, tutti i martedì alle 21. E dopo i disegni, che ricordano quelli dei bambini afghani sotto l’invasione sovietica, arrivano le immagini dure e crude di una tremenda battaglia per la sopravvivenza. Sin dalle prime scene, più che nel classico filmone alieno in stile Visitors sembra di essere precipitanti in uno di quegli scenari della Seconda guerra mondiale che piacciono tanto al regista-produttore (il quale ha all’attivo Salvate il soldato Ryan, Band of Brothers, The Pacific). Nella periferia di Boston un gruppo di superstiti, disperati, per procurarsi il cibo affronta un tremendo scontro a fuoco con gli alieni che hanno occupato la città e con i loro droni corazzati. Se la cavano portando a casa qualche scatoletta e lasciando sul terreno un sacco di morti (finalmente degli extraterrestri dotati di ragionevolissime armi che sparano a raffica, invece dei soliti stupidi raggi).
Uno dei pochi che riesce a gestire bene la situazione senza farsi prendere dal panico è Tom Mason (interpretato da Noah Wyle, ossia il John Carter di E.R.), un professore universitario di storia. A differenza di tanti reduci dalle guerre del Golfo, ha l’istinto giusto per la guerriglia, per combattere anche quando ad avere l’artiglieria pesante sono gli altri ed essere insurgent tocca agli americani. Così finisce per diventare il comandante in seconda del «Reggimento» 2º Massachusetts (il nome è preso pari pari, con il gusto della citazione, dalla guerra d’indipendenza americana). In soldoni, deve prendere una massa di profughi male armati e filarsela da Boston prima che gli alieni, familiarmente chiamati «Skitters», diano il colpo di grazia ai rimasugli della razza umana.
Da lì la storia decolla seguendo le vicende di Mason e dei suoi due figli coinvolti in una fuga che è un po’ esodo da pionieri e un po’ lunga marcia alla Mao Tze Tung. E Spielberg e soci (la sceneggiatura è di Robert Rodat, autore di Salvate il soldato Ryan) sono bravi a trasformare l’avventura - dei classici della sci-fi non manca niente: dagli umani lobotomizzati dagli invasori e schiavizzati ai cruenti scontri corpo a corpo con mostroni a sei zampe - in un dramma pieno di dilemmi morali. Ci sono i militari che vorrebbero sbarazzarsi dei civili per combattere meglio, c’è chi tiene in vita i valori della vecchia America e chi invece diventa un feroce sciacallo, c’è il rimpianto per la vita comoda di un tempo e il desiderio di vendetta... Soprattutto c’è Mason che, come nella trasposizione cinematografica di The Road di Cormac McCarthy, cerca di salvare i propri figli, costi quel che costi. E se con questi temi Spielberg aveva già giocato in La guerra dei mondi, un bel po’ più cruda dell’originale di H.G. Wells, qui se possibile viene dato ancora più spazio al versante drammatico. L’immagine delle città devastate e il rimpianto per la civiltà perduta sono dominanti su tutto il resto (quelli che hanno manie sociologiche tireranno fuori il solito trauma da 11 settembre).


Peccato per il cast, a tratti legnoso e meno convincente della trama e dell’ordito che la premiata ditta Spielberg&Co. gli mette attorno. Comunque il risultato della prima serata di programmazione a stelle e strisce ha fatto il botto: la serie tv via cavo con il lancio più visto dell’anno. Qui da noi si vedrà.

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