La morte di Montezuma «cantata» da Vivaldi

Di Montezuma, il primo melodramma a utilizzare un soggetto americano, musica di Antonio Vivaldi su libretto di Alvise Giusti, andato in scena al Teatro Sant’Angelo di Venezia nel 1733, s’erano perse le tracce. Poi nel 2003, da un fondo di manoscritti - portato a Kiev nel 1945, come bottino di guerra, e poi tornato alla legittima proprietaria, la Sing-Akademie di Berlino - il Montezuma di Vivaldi venne fuori, seppure incompleto: nel manoscritto è integro il second’atto dell’opera, mentre grosse lacune presentano il primo e terzo atto. E mentre la celebre istituzione berlinese, proprietaria dell’opera, si apprestava alla sua prima rappresentazione in tempi moderni, alcuni studiosi vivaldiani diedero notizia di una autonoma rappresentazione, non autorizzata. A quel punto giunse il divieto del tribunale invocato dalla Sing-Akademie di Berlino, legittima proprietaria dell’opera e perciò avente diritto a rappresentarla per prima. Una volta rispettato questo diritto di primogenitura, chiunque, venuto a conoscenza del manoscritto originale e approntata una propria versione «pratica», avrebbe potuto presentarla pubblicamente. La qual cosa è puntualmente avvenuta.
Alan Curtis, coadiuvato da Alessandro Ciccolini, ha elaborato una sua versione dove le parti mancanti vengono ricostruite proprio come era di moda un tempo.


L’opera, incentrata sulla conquista del Messico a opera di Fernando Cortés, narra le ultime ore dell’imperatore azteco, Montezuma, e di sua moglie, Mitrena. La versione di Curtis-Ciccolini, che ha debuttato il 2007 a Lisbona, giunge questa sera, in veste concertistica, alla Filarmonica Roman. Teatro Olimpico. Ore 21. Info: 06.3201752.

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