«Morti bianche? Colpa della Biagi» Ma i dati smentiscono l’ala radicale

I massimalisti tornano all’attacco della flessibilità: legge da abolire Il sindacalista: tasso di incidenti uguale tra precari e subordinati

da Roma

Per la sinistra radicale è un assioma. Le riforme del lavoro hanno favorito il precariato. E i nuovi contratti del pacchetto Treu e della legge Biagi sono la causa delle morti sul lavoro. Sulla base di questa applicazione della proprietà transitiva, il deputato autosospeso dal Prc Francesco Caruso è arrivato a definire (salvo poi fare marcia indietro) l’ex ministro e il giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse degli «assassini». Mentre per buona parte della maggioranza, compresi molti di quelli che hanno condannato gli eccessi di Caruso, questa sarà la parola d’ordine per dare l’assalto alla normativa sul lavoro in autunno. Manca, nelle dichiarazioni di esponenti del Prc, Pdci e verdi a sostegno di questa tesi - numerose anche ieri - ogni riferimento a dati che provino la relazione tra lavoro atipico e incidenti mortali.
Le uniche statistiche disponibili sono quelle dell’Inail. E registrano effettivamente un incremento negli incidenti nel lavoro tra gli atipici di circa il 20 per cento. Ma su «cifre minime». Gli ultimi dati disponibili sono quelli del 2006, un anno pessimo per la sicurezza nel lavoro visto che sono state registrate 1.300 morti bianche contro le 1.274 del 2005 (anche se gli incidenti non mortali sono calati).
Di questi 1.058 sono dipendenti. I lavoratori interinali deceduti sono stati 11. «Si tratta del tipo di contratto più soggetto agli incidenti, perché è molto utilizzato nelle aziende metalmeccaniche», spiega Ivan Guizzardi, segretario generale della Alai-Cisl. Nonostante questo - spiega il leader del sindacato degli atipici - «il tasso di incidenza degli infortuni e delle morti bianche non è diverso rispetto a quello dei dipendenti». Affermazione che il sindacalista può fare anche perché gli enti bilaterali si occupano di assistenza agli interinali infortunati, anche quando non sono più sotto contratto. Insomma «il problema delle morti bianche e degli infortuni è grave, ma per tutti. La presenza di interinali non stravolge le statistiche».
Incidenza ancora minore tra i parasubordinati, voce che raccoglie i contratti più conosciuti delle riforme nel mirino della sinistra: i Cococo e i Cocopro. Nel 2006 i morti tra i lavoratori con questi contratti sono stati 22, a fronte di un numero molto maggiore di lavoratori. I parasubordinati, sottolinea l’Inail, «presentano un indice infortunistico sensibilmente più basso di quello medio generale, in linea con le caratteristiche lavorative prevalentemente impiegatizie». In sostanza l’incidenza degli infortuni e delle morti tra gli atipici per eccellenza è inferiore a quella che si riscontra tra i dipendenti perché i nuovi contratti vengono utilizzati quasi esclusivamente nei servizi. In questi casi (e in misura rilevante anche tra gli interinali) incidono più che altro i casi «in itinere», cioè gli incidenti stradali.
«Non è vero - spiega l’ex sottosegretario al Lavoro Maurizio Sacconi - che il problema sono i nuovi lavori. Anche perché la legge Biagi migliora le tutele. Prevede la certificazione per chi utilizza i nuovi contratti ed estende ai Cococo le norme sulla sicurezza. Il problema resta il sommerso e la Biagi lo ha fatto diminuire».
Boccia l’equazione della sinistra radicale anche Treu.

«È un tema da approfondire, ma da quello che è emerso dalle nostre indagini è che il numero di morti bianche non cala, purtroppo. Ma le determinanti, più che la forma contrattuale, sono il settore e la dimensione delle aziende. I dati sono sufficienti per dire che non c’è la correlazione tra atipici e infortuni. È una tesi semplicistica».

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