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Morto il capo delle squadre anti-mostro: incastrò Pacciani

Fu lui a trovare un bossolo nel suo orto. Ma la Corte d'appello non gli credette e decise per l'assoluzione

Morto il capo delle squadre anti-mostro: incastrò Pacciani

È morto a 75 anni Ruggero Perugini, il capo della Sam che portò all'incriminazione di Pietro Pacciani: un killer solitario secondo le sue analisi basate su un profilo dell'Fbi, ma che presto sarebbe diventato, uscito lui di scena, un gruppo. Ispirò anche il personaggio del commissario Rinaldo Pazzi, quando Thomas Harris giunse in Italia per seguire il processo al contadino e scrivere Hannibal.

Celebre il suo appello in tv al mostro datato 1992: «Io non so perché, ma ho la sensazione che tu in questo momento mi stia guardando e allora ascolta. La gente qui ti chiama mostro, maniaco, belva ma in questi anni credo di aver imparato a conoscerti, forse anche a capirti e so che tu sei soltanto il povero schiavo in realtà di un incubo di tanti anni fa che ti domina».

Ad incastrare il contadino di Mercatale fu un proiettile Winchester serie H rinvenuto in un paletto di cemento rotto tra i filari del suo orto. E a ritrovarlo, durante una perquisizione, fu proprio Perugini, come avrebbe ricordato anche nel libro Un uomo abbastanza normale, edito da Mondadori: «Ho colto, nella luce del tardo pomeriggio, un brillio quasi impercettibile nella terra che riempie uno dei fori di quel mezzo paletto... è una parte di oggetto metallico, il taglio di un'unghia, ed è curvilineo proprio come una minuscola, brillante unghia». Erano quasi le 18 del 29 aprile 1992, il tempo prometteva pioggia. E fu proprio l'orario e il tempo a destare perplessità nel presidente della Corte d'Assise d'Appello Francesco Ferri, quando mandò assolto Pacciani. Scrisse il giudice: «Non si comprende... quale parte potesse luccicare all'esterno. Anche ad ipotizzare che si trattasse del fondello, non si comprende come esso potesse scintillare, nelle predette condizioni di ridotta visibilità, ed essendo esso ricoperto di terra». Aggiunse enormi dubbi anche sulla genuinità della prova: «assai improbabile che il Pacciani abbia fatto cadere accidentalmente la cartuccia nell'orto in quest'ultimo arco di tempo, perché egli era uscito dal carcere già indagato per i duplici omicidi».

Inquietante risultò poi una lettera del 18 novembre 1991 e inviata a Pietro Fioravanti, avvocato del contadino, cinque mesi prima del ritrovamento del proiettile: consigliava ai legali di far controllare l'orto con il metal detector perché «se poi, successivamente, su ordine della magistratura, venisse richiesta un'altra perizia sul luogo e, guarda caso, saltasse fuori la 22 sarebbe palese che qualcuno, interessato a mettersi l'anima in pace, l'abbia messa a bella posta per chiudere in bellezza».

Nell'estate 2019 La Nazione fece lo scoop, rivelando i dettagli della perizia di Paride Minervini, consulente balistico della procura di Firenze: quel proiettile sarebbe un falso, costruito in laboratorio.

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