All'età di 88 anni è morto l'antropologo e sociologo statunitense Edmund Carpenter, pioniere e  fondatore degli studi sulle comunicazioni di massa insieme all'amico e collega canadese Marshall  McLuhan (1911-1980). L'annuncio della scomparsa dello studioso, avvenuta a Southampton, nello  stato di New York, è stato dato dalla famiglia a funerali avvenuti. Nel 1960 Carpenter e McLuhan  pubblicarono il volume «La comunicazione di massa», pietra miliare della nuova disciplina che  inaugurò gli studi sul «villaggio globale». 
 Allievo dell'antropologo Frank Speck, Carpenter interruppe gli studi durante la Seconda guerra  mondiale, durante la quale si arruolò volontario e combattè nel Pacifico e al termine della  quale fu congedato con il grado di capitano. Iniziò la sua carriera di studioso nel 1949  conducendo scavi archeologici in siti preistorici del nord-est degli Stati Uniti, per  concentrare poi la sua attenzione sui popoli dell'Artico e in particolare gli Inuit, su cui ha  scritto quattro libri. Alla fine degli anni Cinquanta Carpenter incontrò all'Università di  Toronto, in Canada, dove insegnava antropologia, McLuhan che lo avvicinò ai temi della cultura  del linguaggio visivo. 
 Insieme McLuhan e Carpenter, riuniti intorno al gruppo della rivista «Explorations», lanciarono  l'idea che le nuove tecnologie stavano creando una nuova cultura antropologica: la «Classroom  without Walls» e il «Global Village». Nel 1960, in un celebre seminario accademico, discussero  il ruolo di radio, televisione, cinema e stampa nella trasformazione delle relazioni umane:  nacque cosi il libro «La comunicazione di massa», che avrebbe segnato un'epoca.
 Dopo aver diretto per un decennio la rivista «Explorations», periodico interdisciplinare,  Carpenter, con la moglie Adelaide de Menil, famosa fotografa antropologa, nel 1969 fu invitato  dal governo australiano a studiare gli effetti delle moderne comunicazioni sui popoli tribali di  Papua e della Nuova Guinea, i primi abitatori delle terre dove Carpenter aveva combattuto i  giapponesi durante la Seconda guerra mondiale.
In seguito Carpenter, pur continuando a insegnare in numerose università americane, documentò con ampi reportage di foto e filmati la vita di popoli tribali in Oceania, Africa e Sudamerica.