da Milano
Le ultime parole le aveva preparate per la liturgia di ieri, per commemorazione dei defunti: «La morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio». Don Oreste Benzi, il prete fondatore dell’Associazione Comunità Giovanni XXIII che ha speso la sua vita per aiutare poveri, abbandonati, bambini senza famiglia e disadattati, prostitute schiavizzate, non poteva immaginare, mentre vergava quelle parole, che il momento di chiudere per sempre gli occhi in questomondosarebbe arrivato così presto.
Il sacerdote si è spento l’altra notte presso la parrocchia della Resurrezione di Rimini dove abitava, stroncato da un infarto. Due sere prima era a parlare ai giovani all’entrata di una discoteca di Cattolica, mentre poche ore prima di morire aveva espresso il suo dolore per la morte di Giovanna Reggiani, la donna assalita e massacrata da un giovane romeno a Roma. Ma aveva anche ricordato le parole dei funzionari della polizia di Bucarest: «Noi collaboriamo con loro per far rimpatriare le ragazze che salviamo dalla strada. E ci dicono: “Siete voi italiani che foraggiate e mantenete i criminali romeni, sfruttando 30mila ragazze del nostro Paese che vengono portate sui vostri marciapiedi ancora bambine!”».
Mancherà soprattutto a loro, alle ragazze salvate dalla prostituzione, ai bambini senza famiglia che grazie a lui e alla sua associazione sono tornati a sorridere. Nato il 7 settembre 1925 a San Clemente, un piccolo paese dell’entroterra romagnolo, settimo di nove figli in una famiglia di operai, Oreste era entrato in seminario all’età di dodici anni grazie al lavoro straordinario che la madre si era sobbarcata per mantenerlo. Ordinato prete nel 1949, l’anno successivo è chiamato nel seminario di Rimini come insegnante e quindi diventa vice-assistente della Gioventù Cattolica. Inizia allora a maturare in lui la convinzione dell’importanza di aiutare gli adolescenti e di realizzare attività che favoriscano «un incontro simpatico con Cristo».
Don Benzi fa per molti anni il professore nelle scuole pubbliche di Rimini e nel ’68 fonda l’associazione Giovanni XXIII. Si batte per trovare una famiglia ai bambini gravemente handicappati che vengono abbandonati, poi si concentra sui tossicodipendenti, apre case di accoglienza nella sua parrocchia di Grottarossa, una frazione del comune di Rimini. È un prete tutto d’un pezzo, che non si toglie mai la tonaca e il colletto romano di plastica. In tonaca don Oreste va per le strade di notte, accompagnato dai suoi volontari, per cercare di convincere le prostitute a cambiare vita, offrendo loro un rifugio e una possibilità concreta di riscatto. Quella tonaca diventa sempre più lisa e rattoppata. Con addosso quell’abito nel 2003 Benzi ha accompagnato al cospetto di un commosso Papa Wojtyla un’ex prostituta nigeriana ammalata di Aids.
Un’altra delle sue battaglie e quella contro l’aborto. Anche la sera prima di morire aveva organizzato veglie di preghiera davanti ai cimiteri per i «bambini mai nati», richiamando l’attenzione su questo fenomeno e sulla necessità di permettere la presenza di operatori volontari nei consultori per cercare di convincere le donne a non abortire.
Don Oreste Benzi, il vecchio sacerdote romagnolo con la tonaca lisa, lascia duecento case famiglia in Italia, sei case preghiera, sette case di fraternità, quindici cooperative sociali per inserire persone svantaggiate, sei centri diurni per valorizzare persone con handicap gravi, trentadue comunità terapeutiche. La sua associazione, riconosciuta dalla Santa Sede, è presente in Albania, Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Croazia, India, Kenya, Romania, Russia, Tanzania, Venezuela e Zambia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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