Morto Lorenz, inseguì il Caos raccontando le ali di una farfalla

Una frase, un rigo appena. È il titolo (italiano, perché quello originale è diverso) d’un romanzo dell’argentino Manuel Puig. Ma con l’Argentina, Edward Lorenz non ebbe nulla a che fare. Con il Brasile, invece, sì. Perché il Brasile compare nella sua frase, quel rigo appena, che lo rese celebre.
Il 29 dicembre del 1972 Lorenz tenne una relazione alla Conferenza annuale della «American Association for the Advancement of Science». Il titolo della relazione era «Does the flap of a butterfly’s wings in Brazil set off a tornado in Texas». Cioè: «Può il battito d’ali d’una farfalla in Brasile provocare un tornado nel Texas». Senza punto interrogativo. Era un’affermazione, non una domanda. Nel ’63 il meteorologo nato nel 1917 a West Hartford (Connecticut) aveva pubblicato uno studio per la «New York Academy of Sciences» dal titolo Deterministic Nonperiodic Flow, nel quale al posto della farfalla c’era un gabbiano e, al posto del Texas, l’intero susseguirsi delle condizioni climatiche. Per questo, in quel 29 dicembre ’72, sul volto dei suoi colleghi non corse un sorrisetto ironico. Sapevano tutti molto bene che Lorenz diceva sul serio. Ecco, era nato il butterfly effect, poetico corollario alla «teoria del caos».
«Da ragazzo - scriverà molti anni dopo lo scienziato in un abbozzo d’autobiografia - ero sempre stato interessato ai numeri, e insieme affascinato dai cambiamenti del tempo». Logico quindi che, dopo essersi laureato in matematica prima al Dartmouth College nel ’38 e poi ad Harvard, nel ’43 si specializzasse come meteorologo al Massachusetts Institute of Technology, il mitico Mit. Soffiavano ovunque venti di guerra, e il giovane Lorenz proprio in quel periodo maturò la passione per la previsione.
Dimostrando che certi sistemi deterministici hanno limiti di previsione (nel campo della meteorologia, non più di due o tre settimane) Lorenz «ha messo fine all’universo cartesiano e ispirato la cosiddetta terza rivoluzione scientifica del secolo XX, dopo le teorie della relatività e della fisica quantistica», ha sintetizzato Kerry Emanuel, docente di scienze atmosferiche al Mit. La teoria del caos si applica alle spiegazioni razionali dei fenomeni come i cambiamenti climatici inattesi, e tratta gli eventi e i processi che non possono essere modellati o previsti utilizzando teoremi e leggi matematiche convenzionali, come quelli della teoria della probabilità. La teoria parte dal concetto che piccole, localizzate perturbazioni in una parte del sistema complesso (un battito d’ali di farfalla, appunto) possono determinare profonde ripercussioni in tutto il sistema. Per i sistemi non lineari, quale a esempio l’andamento delle condizioni meteorologiche, la proporzionalità semplice non regge. Per questo piccoli cambiamenti possono avere conseguenze drammatiche e inattese, a volte riferibili all’«effetto farfalla» di Lorenz.
Le conclusioni cui il matematico giungeva nell’articolo del ’63 erano simili a quelle di Henri Poincaré 60 anni prima, ma suscitarono un vasto interesse sia perché potevano essere «visualizzate» attraverso figure ottenute numericamente (grazie ai computer) sia perché scaturivano dal contesto delle previsioni del tempo, argomento già allora molto popolare.

Più volte candidato al premio Nobel, Lorenz non l’ottenne. L’Accademia delle scienze di Stoccolma fece sapere che non era possibile concederglielo perché la meteorologia non è tra le discipline ricompensate. Ma questo, non è per caso, e nemmeno per Caos.

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