Mosca alza il prezzo a Kiev e chiede il monitoraggio Ue

Mosca alza la voce nel quarto giorno di «guerra del gas» che la oppone all’Ucraina, mentre la pressione scende nell’ambito dell’Unione europea. Mentre l’Europa invita le parti a risolvere la questione in ambito bilaterale, Gazprom chiede ora a Kiev 450 dollari per 1.000 metri cubi - contro i 250 dollari che costituivano la proposta prima della rottura delle trattative - e Mosca chiede un monitoraggio della Comunità sul gas che immette nei condotti della rete ucraina, per dimostrare la sua buona fede.
Gazprom chiede una ripresa urgente delle trattative, ma non indica date concrete. L’Ucraina fa altrettanto, con analoga vaghezza. Al di là dei proclami, il problema secondo gli esperti è da ricercare nel fatto che RosUkrEnergo sarebbe al centro di un braccio di ferro fra gli alleati-rivali della leadership ucraina, il presidente Viktor Iushenko e la premier Iulia Timoshenko, di fatto estromessa dai negoziati. I due sono in lizza per le elezioni presidenziali del 2009, Iushenko con un rating non incoraggiante. E Timoshenko è incline al compromesso con Mosca.


Sembra riproporsi, in chiave economica, il conflitto tra Russia e Georgia dell’agosto scorso: la Mosca si sente forte delle sue ragioni legali. Kiev per parte sua ha ridotto al minimo le colpe: è tecnicamente morosa ma ha versato in extremis gli 1,5 miliardi di dollari del metano ottenuto dlla Russia.

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