Moschea in cambio di voti? Pdl e Lega smontano i piani islamici

No al baratto fra religione e politica. Pdl e Lega respingono l’offerta-minaccia dei musulmani milanesi, che a pochi giorni dal Ramadan sono tornati a sollevare il «caso moschea», offrendo la militanza elettorale di 100mila fedeli «a chi intende garantire un diritto costituzionale», ovvero la realizzazione della moschea a Milano.
Sono due fra gli esponenti più attenti al tema della sicurezza a intervenire, Davide Boni (Lega) e Romano La Russa (Pdl), per ribadire la posizione dei due partiti della maggioranza. «Resto convinto che Milano abbia questioni più urgenti da risolvere che non quella di prevedere in tempi brevi una nuova moschea sul suo territorio», dice Boni. «Certamente - aggiunge - non è ipotizzando la discesa in campo di “100mila militanti” musulmani alle prossime elezioni comunali, così come ventilato dalla stessa comunità islamica, che quest’ultima può in alcun modo cambiare i fatti o preoccupare in qualsiasi modo le istituzioni lombarde e milanesi». «Dinanzi a queste provocazioni», Boni invita la comunità islamica a «chiarire se i propri fedeli, con la scusa di chiedere un luogo di culto, non siano invece più interessati a fare politica, presentandosi in una fantomatica lista islamica». «È bene ribadire come in questo Paese, a differenza di altri Stati del mondo arabo, non esiste alcuna sharia o legge islamica che tenga - ha concluso - Quindi risparmino pure tempo e denaro ed evitino una volta per tutte di confondere la politica con le questioni religiose».
Duro anche Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza: «Se i musulmani, per far valere un loro diritto religioso, la buttano in politica - dice - facciano pure. Voglio ricordare a questi signori che se l’amministrazione comunale di Destra, come la chiamano loro, deciderà di realizzare a Milano una moschea, non sarà certo per biechi motivi elettorali ma unicamente perché la legge italiana impone la libertà di culto e il diritto, a tutte le minoranze, di avere un luogo apposito dove poter professare la loro religione». «Prendo atto che la comunità islamica milanese - aggiunge - per sua stessa ammissione è disposta a vendersi al miglior offerente pur di avere un immobile dove riunirsi. Voglio però tranquillizzarli subito informandoli che il Pdl non baratterà mai la costruzione di una moschea per un pugno di voti». «Il vecchio malcostume del cosiddetto “voto di scambio” - conclude - è una strategia che non ci appartiene.

Chiedo piuttosto agli amici islamici, invece di far politica, di vigilare affinché nei loro luoghi di culto, a maggior ragione a pochi giorni dall'inizio del Ramadan, non si intrufolino, come già accaduto, elementi poco raccomandabili a diffondere idee vicino al fanatismo e al terrorismo. Solo così si potrà avviare un dialogo costruttivo e improntata alla massima serietà e serenità».

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