Certe dichiarazioni non sono enigmatiche, non si prestano a più interpretazioni. E la vicesindaco Maria Grazia Guida, nei giorni scorsi, è stata fin troppo chiara. Dopo aver visitato la moschea di Cascina Gobba - quella che si trova nella ex palazzina Aem di via Padova 366 - la signora numero 2 di Palazo Marino ha definito il luogo di preghiera «ordinato e privo di gravi irregolarità» e meritevole di quella che ha chiamato «legalizzazione».
Così, è comprensibile e legittimo che i membri dal comitato Jenner-Farini, chiedano altrettanta chiarezza e determinazione sullannosa questione del centro islamico di viale Jenner.
«Lintervento diretto ed esplicito del Comune di Milano sulla moschea di Cascina Gobba - spiega il comitato in una nota breve ma molto efficace diffusa ieri -, ci spinge a chiedere unazione diretta e chiara anche sul centro islamico di viale Jenner. Se abbiamo capito che lintenzione del Comune sia quella di trovare una soluzione alternativa al vecchio fabbricato, non abbiamo infatti indicazioni sui tempi di attuazione di questo progetto. E, dopo ventanni, i tempi ci sembrano proprio maturi».
Il parziale spostamento della preghiera del venerdì, iniziato dalla precedente giunta e molto apprezzato per aver tolto i fedeli dai marciapiedi, non ha infatti risolto del tutto il problema del centro islamico di viale Jenner, dove si continua ancora oggi a pregare in condizioni non idonee (per chi frequenta il centro e per chi vive e lavora intorno) per tutta la settimana allinterno di un vecchio fabbricato. La soluzione urbanistica, già ben sperimentata al Palasharp, sembra ancora lunica (e fattibile) via per uscire da uno stallo che dura veramente da troppo tempo.
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