"Le moschee? Creano reti di matrice islamica"

Francesco Botturi, docente di Filosofia morale all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato per il progetto culturale della Cei, pone un freno alla proposta di Pisapia di costruire una moschea a Milano: "Sono luoghi dove si creano reti internazionali di matrice islamica"

"Le moschee? Creano reti di matrice
islamica"

Milano - Non usa mezzi termini. "Le moschee non sono solo luoghi destinati alla preghiera, ma anche luoghi dove si educa e si creano reti internazionali di matrice islamica, e ciò può creare problemi". Francesco Botturi, docente di Filosofia morale all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato per il progetto culturale della Cei, pone un duro freno alla proposta di Giuliano Pisapia di costruire una moschea a Milano.

Professor Botturi, che giudizio ha tratto dalla lettura dei programmi elettorali del candidato Giuliano Pisapia e del Sindaco di Milano Letizia Moratti?
"L’offerta politica di Letizia Moratti mi sembra che riesca a dare una proposta e composizione alle esigenze di solidarietà sociale basate sulla libertà della persona di intraprendere, educare e vivere sul nostro territorio, tenendo presente il nostro sentire cattolico così diffuso."

In particolare quali sono gli aspetti del programma del Sindaco Letizia Moratti che lei apprezza di più?
"Faccio solo due esempi: il primo riguarda le innovazioni introdotte con il Welfare Ambrosiano per la famiglia, le donne, i bambini e gli anziani, in collaborazione con le associazioni del volontariato e del no profit che il Sindaco intende allargare, migliorare e proseguire. Il secondo esempio è il Programma di Governo del Territorio approvato dalla Giunta Moratti che, non solo va oltre l’housing sociale e può generare spazi abitativi a prezzi bassi per tutti gli operatori del terzo settore, ma soprattutto modifica radicalmente il consueto rapporto verticistico della programmazione urbanistica e introduce elementi importanti di cooperazione con il cittadino."

Come valuta il fatto che alcuni elettori cattolici di Milano abbiano dato il voto a Pisapia, nonostante una carriera di Parlamentare nelle file di Rifondazione comunista e che una parte del suo programma elettorale da sindaco sia ispirato a valori che la Chiesa definisce non negoziabili?
"Credo che questa scelta sia stata fatta perché su alcuni cattolici ha influito il suo richiamo alla solidarietà sociale. Ma questo valore non giustifica gli indirizzi di individualità libertaria del suo programma politico, frutto di una cultura individualista diffusa anche a Milano. Le due componenti, quella solidarista e quella individualista sono in contraddizione tra loro. La loro giustapposizione politicamente fa gioco, raccogliendo consenso sull’uno e sull’altro lato delle sensibilità culturali e sociali; ma in questo modo, facendo leva sulla solidarietà, vengono fatti passare linee culturali e politiche in contraddizione diretta con l’insegnamento della Chiesa Cattolica, presso cattolici un po’ distratti."

Che cosa si può fare per chiarire ai cattolici di Milano, ma anche a tutti cittadini, la natura problematica che porta con sé di questa offerta politica del candidato Pisapia?
"E’ un problema che, innanzi tutto, va affrontato sul piano culturale, analizzando il caso Pisapia all’interno della crisi antropologica della sinistra italiana, di cui è sintomo la contraddizione di solidarismo e individualismo. Da tempo la cultura politica di sinistra fa dei diritti libertari uno dei suoi pilastri, nel senso che promuove forme di legalizzazione dei 'desideri', cioè il riconoscimento giuridico dei desideri soggettivi, come nell’ambito della sessualità, dell’uso degli stupefacenti, del fine vita, ecc… Senonché l’individualità radicale si scontra con la solidarietà e questa collisione porta all’invocazione dell’intervento dello Stato, o di altri enti, tra cui il Comune, nella vita dei cittadini e nelle loro convinzioni etiche e religiose; infatti è l’istituzione che può coniugare attraverso leggi e regolamenti la solidarietà e la conflittualità. Ne è una prova il fatto che il programma del candidato Pisapia è attraversato dalla richiesta di forte intervento dell’istituzione pubblica e di nuove regolamentazioni, come ad esempio l’istituzione dell’ albo delle coppie in Comune".

Quale giudizio dà delle forti discussioni e divisioni tra cattolici sulla proposta di Pisapia di costruire una grande Moschea a Milano?
"La questione della grande Moschea di Milano va depotenziata in quanto oggetto di polemica, ma è cosa importante perché riguarda il tema della libertà religiosa, che riguarda in questo caso la componente islamica della nostra città. Per la Chiesa cattolica la libertà religiosa è un diritto fondamentale, parte dei diritti fondamentali dell’umanità. L’istituzione pubblica, dallo Stato al Comune di Milano, devono farsi carico dell’esercizio effettivo di questa libertà religiosa. A questo proposito la posizione del candidato Pisapia mi sembra allineata con coloro che pensano che bisogna dare espressione al diritto di culto, senza però tenere conto delle peculiarità delle ispirazioni religiose.

In questo caso la posizione del Sindaco Letizia Moratti pare più ragionevole e prudenziale, perché ha come asse centrale la tutela del diritto al culto, ma guarda con attenzione a tutti gli aspetti del progetto implicati nella istituzione di un centro di culto islamico a Milano. Le moschee non sono solo luoghi destinati alla preghiera, ma anche luoghi dove si educa e si creano reti internazionali di matrice islamica, e ciò può creare problemi". 

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