Mosley resta in trincea: «Siamo in guerra, non lascio»

SilverstoneMax Mosley, lo ha già dimostrato in abbondanza, non soffre di falsi pudori. Se qualcuno lo sculaccia, come sta facendo idealmente la Fota, lui forse si diverte. O, almeno, così sembra. Mentre l’Associazione dei team annuncia l’istituzione di un nuovo campionato che manderebbe in rovina la Formula 1, il presidente della Fia contrattacca e asserisce di essere l’unico al mondo a poter risolvere la crisi e a gestire la situazione. In mezzo le qualifiche del sabato. Pole a Vettel, Button sesto a sorpresa, Hamilton penultimo, Ferrari ancora in difficoltà con Raikkonen accusato da Webber di averlo ostacolato: «Si vede che stava bevendo della vodka», l’accusa del pilota australiano.
Ma, nonostante tutto, è sempre Mosley a catalizzare su di sé tutta l’attenzione: «Se io abbandonassi la battaglia - sostiene -, non ci sarebbe comunque pace. I team vogliono il potere e chiederebbero anche la testa del mio successore. Io non avrei voluto continuare a occuparmi della Federazione, ma i problemi che mi stanno creando rendono difficile il mio addio a ottobre, quando scadrà il mandato. La gente della Fia avverte che siamo sotto attacco. È vero, questo è un periodo di grande confusione. Per questo motivo devo rimanere».
Un mese fa a Montecarlo, Mosley stesso aveva dichiarato di non avere pensato a ricandidarsi. Ora sembra essere deciso a restare sulla poltrona che occupa dal 1993, quando in una elezione conclusa a sorpresa scalzò dalla presidenza il francese Jean Marie Balestre. «Potrei anche considerare l'ipotesi di lasciare la presidenza se servisse per risolvere la questione. Però non è così: la Fota vorrebbe la testa del mio successore e poi quella di chi subentrerebbe. L'obiettivo delle squadre è uno solo, quello di tentare di sottrarre il controllo dello sport alla Fia. Le squadre vogliono controllare gli incassi, tenersi tutti i soldi. Non si può lasciare un'organizzazione come la nostra nel pieno di una crisi».
Il figlio primogenito di Oswald Mosley, capo dei filonazisti inglesi negli anni Quaranta, respinge al mittente chi lo accusa di comportarsi da dittatore: «Solo invenzioni. Io sono il presidente, ma non posso agire senza l'autorità che mi viene conferita da tutti i Paesi. Abbiamo 120 diverse nazioni associate e ognuna è rappresentata. La Fia ha dimensioni enormi, è fuori discussione che tutto dipenda da me. Lo ripeto: i team vogliono assumere il controllo e gestire tutto. Se ci fosse un altro al mio posto, difenderebbe gli interessi della Federazione. Se la mia testa cadesse domani un altro prenderebbe il mio posto e si comporterebbe nella stessa maniera». Ma sono in molti a chiedere le dimissioni. Le ha invocate Jackie Stewart, tre volte campione del mondo. Nei siti web dedicati alla Formula 1 e agli sport motoristi in generale l'85 per cento dei tifosi è contro le regole imposte da Mosley. Persino sulle tribune centrali di Silverstone era esposto uno striscione: «Potere alla Fota, fuori Max e Bernie». Nessuno però può imporre le dimissioni a Mosley, soltanto il Consiglio Mondiale potrebbe sfiduciarlo. L'assemblea è prevista per mercoledì prossimo.

Ci sarà anche Luca di Montezemolo con un voto a disposizione in rappresentanza della Ferrari e delle squadre. I membri sono 26 e il manager inglese ha molte probabilità di riuscire a controllare la votazione. Ma non sono escluse le sorprese.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica